Tre mesi fa, con un’interrogazione alla Giunta regionale, il MoVimento 5 Stelle Molise ha chiesto lumi sul porto turistico ‘Marina Sveva’ di Montenero di Bisaccia, finito negli atti d’indagine di tre Procure e salito alla ribalta nazionale per i sospetti legami con Banca Etruria. “La risposta scritta inviata dall’Ente pochi giorni fa non ci soddisfa per niente”, commentano i grillini. “In pratica la Regione non risponde ai nostri interrogativi: non spiega se l’opera soddisfa ancora il “rilevante interesse pubblico” alla base della concessione demaniale che ha trasformato in modo irreversibile un tratto di costa molisana; non sa giustificare l’incremento dei costi dell’opera e la mancata applicazione della disciplina dei lavori pubblici al collaudo finale; non sa dirci se sono state rispettate tutte le prescrizioni ambientali e se sono state seguite le norme antisismiche. Dubbi ambientali. Come conferma la risposta, le opere come queste devono essere innanzitutto veicolo di valorizzazione turistica ed economica del territorio. Per questo tipo di opere, di fatti, lo Stato permette di alterare in modo permanente un tratto di costa, realizzando opere di costruzione impossibili da rimuovere. Il tutto, questo è importante, per creare un indotto economico nell’intera area interessata e non per investimenti e/o scopi di e per privati. Per salvaguardare il rilevante interesse pubblico, quindi, bisogna fare in modo che la popolazione interessata ne benefici economicamente. Questo non sta accadendo, ma restano intatti altri dubbi. Non risulta alcuna opera di ripascimento delle acque (come invece richiesto nella concessione e come la Regione afferma sia stato fatto) non essendoci i segni che lascia questo tipo di lavorazione, quindi è il caso che la Regione, insieme al Concessionario (la Società Marittima Molisana), metta a disposizione la documentazione ufficiale in merito. Non è chiaro se sono state effettuate nuove verifiche per il rispetto delle norme antisismiche o se è stato solo verificato il deposito dei collaudi che spesso, purtroppo, sono solo formali, cartacei e non reali. La Regione ci ha soltanto detto che è stato depositato il Piano di riqualificazione ambientale, ma si stanno eseguendo le prescrizioni e le azioni previste? Costi aumentati. L’opera realizzata è pubblica e non privata, visto che è stata costruita sul demanio marittimo dello Stato. Il fatto che un privato promotore abbia investito il proprio capitale di rischio e la banca abbia finanziato la struttura, non esula la questione dal controllo dei lavori sia amministrativo che contabile. In questi casi la normativa prevede che il piano economico e finanziario, sia in fase di progetto che di modifiche, sia sottoposto all’Ente concedente (lo Stato, quindi la Regione) per approvazione e controllo. In questo senso il costo di costruzione è l’elemento principale per parametrare i ritorni economici dell’operazione tramite l’individuazione del prezzo per la cessione degli asset del porto, quindi il costo di costruzione e i prezzi degli asset sono soggetti a controllo e approvazione dell’Ente concedente che deve sorvegliare per salvaguardare e implementare l’indotto economico. Lo dice la norma e lo dice l’atto di concessione demaniale n. 13/2006 rilasciato dalla Regione Molise che tiene per sé la facoltà di stabilire i prezzi dei posti barca. Ma torniamo al porto. Il costo dell’opera è passato da 8 milioni di euro circa a 17,5 milioni a fine lavori, secondo quanto autodichiarato dal Concessionario. Intanto l’opera ha fatto prima i conti con il fallimento della Cmr di Ferrara, il precedente socio di maggioranza e appaltatore delle opere di costruzione del Concessionario, poi con la crisi edilizia. In tale contesto e dopo il fallimento della Cmr, quindi la Regione aveva e ha ancora il dovere di indagare sul costo complessivo dell’opera e, per salvaguardare il superiore interesse pubblico, aveva e ha il dovere di effettuare controlli sui prezzi di vendita degli asset. È infatti un dato oggettivo che il porto ‘Marina Sveva’ non è ancora decollato a livello economico e questo crea danni all’indotto e così l’opera perde di interesse pubblico. In questi casi in verità la legge prevederebbe la revoca della concessione demaniale e la riassegnazione a prezzi di mercato per favorire e far decollare struttura e relativo indotto. Già nel 2011, dopo la crisi e il fallimento della Cmr, questa strada poteva essere percorsa. Invece dalla risposta sembra che la Regione non abbia controllato il sub-ingresso del nuovo socio di maggioranza all’interno della compagine societaria del concessionario e non abbia sorvegliato l’aspetto economico sull’entità dei lavori. Se così fosse, saremmo davanti a una grave assenza di controllo e sovrintendenza della gestione del pubblico interesse, perseguibile in termini di legge sia nei confronti dell’Ente concedente che del Concessionario. Dunque, il comportamento di Regione, Concessionario e Banca durante le fasi di approvazione del progetto, stando a quanto dedotto dalla risposta, avrebbe comportato un danno economico all’indotto e già il solo fatto che l’opera fosse pubblica avrebbe dovuto preoccupare la Regione visti i costi ultra lievitati. Mancata applicazione disciplina Lavori Pubblici. Essendo il porto un’opera pubblica, la sovrintendenza generale, il controllo sulla gestione e tutti gli altri aspetti pubblicistici e di sorveglianza, sia in fase di costruzione che nella gestione, sono ad esclusivo carico e responsabilità dei vari enti coinvolti, primo fra tutti la Regione Molise. Non è vero come dice l’Ente regionale che “l’opera allo scadere della concessione diventa di proprietà dello Stato”, perché l’opera è già stata incamerata tra le opere pubbliche, basta fare una visura camerale. Senza l’applicazione della disciplina di lavori pubblici al collaudo finale, la Regione ha permesso che la valutazione delle spese sostenute per i lavori fosse fatta sulla base della sola autodichiarazione del Concessionario, quindi senza alcuna verifica effettiva. La vicenda resta più che mai aperta e il MoVimento 5 Stelle Molise aspetta la discussione in Consiglio regionale”.
Marina Sveva, i 5 Stelle: ‘Regione non fece controlli’
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