“La preoccupazione della UIL non è solo che l’attuazione del PRRI possa correre a due diverse velocità (misure per il finanziamento alle imprese che vanno velocemente e lentezza, invece, per quelle che rispondono ai bisogni dei lavoratori), come avevamo paventato alla riunione del 19 maggio, ma che qui si sia in presenza del rischio dei due pesi e due misure: tanti aiuti alle imprese per investimenti in macchinari e tecnologie (dispongono di 14 milioni), molto poco per l’occupazione degli over 30 (ci sono 1,6 milioni, anche questi di fatto soldi destinati alle aziende come rimborso degli oneri da retribuzione), ancora meno, solo un milione, per l’auto imprenditorialità nell’area di crisi e un altro milione per l’autoimprenditorialità in tutta la regione. Abbiamo evidenziato, nel corso della riunione, l’evidente sbilanciamento: milioni agli imprenditori, perché possano migliorare la loro azienda senza per forza avere un incremento occupazionale, le briciole per mettere in attività per sei mesi al massimo 444 persone, un paio di milioni perché ci siano 80 nuovi autoimprenditori”. Questo l’aspetto di fondo denunciato da Tecla Boccardo, leader della UIL molisana, a margine dell’incontro delle parti sociali con la Regione, realizzato nel pomeriggio di ieri, dove sono stati esaminati i primi quattro bandi. Boccardo incalza: “Queste cifre sono rigide perché già fissate nella programmazione o sono incrementabili? In ogni bando c’è la riserva della Regione ad incrementare la dotazione finanziaria in presenza di risorse rinvenienti da ulteriori disponibilità: qualora individuate, che vengano destinate prevalentemente alla promozione del lavoro degli over 30, invece che finanziamenti alle imprese per investimenti in macchinari senza un corrispondente aumento del numero di posti di lavoro. L’abbiamo sempre detto: il lavoro al centro. Avanziamo in questa sede una serie di proposte migliorative dei quattro bandi che ci sono stati sottoposti in anticipo (vedete che la questione del metodo nei rapporti sta sortendo qualche miglioramento?). Chiediamo di mettere in campo una valutazione che preveda quanti occupati in più derivano dalla attività di riorganizzazione aziendale e dalla adozione di innovazioni di processo o di prodotto: diamo soldi alle aziende che investono soprattutto se creano occupazione. Siamo d’accordo nell’aiutare le aziende negli investimenti purché questi si fermino e siano destinati alle sole realtà produttive ubicate nella nostra regione. Auspichiamo un intervento a sostegno degli investimenti anche a coloro che realizzano consulenze o servizi innovativi. Sarebbe meglio prevedere da subito un limite minimo e un limite massimo per ogni progetto ammissibile. Sollecitiamo un grande impegno nell’azione di monitoraggio: ispezioni e controlli per evitare eventuali abusi.” Così sintetizza Boccardo le proposte, ben più argomentate, portate al tavolo del confronto con il partenariato. A proposito del secondo bando: “Noi crediamo nei tirocini incentivati se sono un modo per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro e non un escamotage per fornire alle imprese manodopera “ballerina” quasi gratuita che di fatto crea un circolo vizioso negativo, e una, peraltro scarsa e breve, elargizione a favore dei cittadini più giovani. Come sindacato, poi, siamo preoccupati e insoddisfatti del basso indice di trasformazione, dei tirocini in rapporti di lavoro. Vogliamo evitare che la medesima azienda che ha già utilizzato tirocini negli anni scorsi, senza poi trasformarli in rapporti di lavoro stabili, ripresenti domanda oggi per sostituire manodopera piuttosto che stabilizzarla. E per ciò che attiene le azioni relative e previste, perché mai queste non possono esser svolte dai Centri per l’impiego? Certo, la soluzione alla mancanza di lavoro non può essere solo l’autoimprenditorialità, ma è giusto puntarci, anche se i soldi a disposizione sono pochi e i nuovi imprenditori “aiutati” non potranno essere più di ottanta.” Così fa osservare Boccardo, che nel merito degli altri due bandi ha proposto una quota riservata alla autoimprenditorialità femminile “dal momento che le donne sono uno dei soggetti deboli di questo territorio e molte di loro potrebbero rimettersi in gioco puntando sulla loro inesauribili energia (oltre che per un altro elemento positivo: l’imprenditorialità femminile è di fatto un moltiplicatore di posti di lavoro, ad esempio nei servizi alla famiglia).” La UIL ha proposto inoltre che, al fine di supportare i proponenti a predisporre il proprio progetto di auto impiego, “la regione metta a disposizione un servizio di orientamento ed accompagnamento alla progettazione. I Centri per l’impiego devono essere il luogo deputato all’approfondimento della misura, svolgendo azione di raccordo nel mercato del lavoro. Si fa così in altre regioni, si può fare anche da noi. I Centri per l’impiego potrebbero occuparsi dello screening dei profili professionali e delle competenze dei potenziali beneficiari dell’intervento e realizzare incontri collettivi di formazione nonché colloqui personalizzati garantendo consulenza specialistica già nella stesura del progetto. E’ questo il momento di accelerare e dare concretezza all’iniziativa dell’area di crisi e per l’utilizzo dei fondi a disposizione. Per un Molise che, vuole, deve e può ripartire.”
Prri, Boccardo: ‘Più risorse per occupazione e autoimprenditorialità’
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