“Sempre meno occupati nella nostra Pubblica Amministrazione, per effetto del blocco del turn over e sempre più avanti con l’età; metà sono donne, ma non nei posti di comando, sempre più lavoratori a tempo determinato e troppe collaborazioni esterne, poca formazione. Il fenomeno sempre più allarmante dell’affidamento diretto di servizi essenziali a cooperative, anche in violazione del vincolo di subordinazione e di unicità del rapporto. Il personale non dipendente è cresciuto del 57,7 % dal 2011 al 2015, mentre molti precari della P.A. o non sono stati ancora stabilizzati o mandati a casa. Si considerino poi il basso livello delle retribuzioni, il blocco dei contratti e del salario accessorio, con la demotivazione dei lavoratori che ne discende, parallelamente a un risparmio complessivo che vale oltre una intera manovra finanziaria, ma che non si sa che fine faccia considerati i continui tagli ai servizi pubblici. Insomma: il pubblico impiego anche in Molise è un disastro. Se non si inverte rapidamente la rotta, ne andrà di mezzo anche la garanzia e la qualità dei servizi offerti alla cittadinanza.” Questo l’amaro commento di Tecla Boccardo, leader della locale UIL, che commenta i primi risultati del Censimento permanente delle Istituzioni pubbliche, presentato dall’ISTAT la settimana scorsa, alla luce della situazione molisana. Nel 2015 sono state rilevate nel Paese, dall’Istituto di statistica, informazioni presso 12.874 istituzioni pubbliche, che impiegano 3.305.313 dipendenti. Il personale dipendente è concentrato per il 54,1% nell’amministrazione centrale, per il 20% in aziende o enti del Servizio sanitario nazionale e per l’11,8% nei comuni. Le altre forme giuridiche assorbono il restante 14,1%. Complessivamente, le unità di personale in servizio presso le istituzioni pubbliche alla fine dell’altro anno sono rappresentate da: 3.011.509 dipendenti a tempo indeterminato (pari all’86,6% del totale del personale utilizzato nelle istituzioni pubbliche), 293.804 dipendenti a tempo determinato (pari all’8,4%) e 173.558 non dipendenti (5,0%). In Molise sono state censite 1.072 unità locali delle istituzioni pubbliche, che impiegano 20.280 persone fra dipendenti e non dipendenti. “Le donne da noi sono solo il 50,6 %, laddove al nord la percentuale è molto più significativa; negli organi di vertice in Molise le donne sono ancor meno: il 12,6 %, quando a livello nazionale sono più del 14 %. La più elevata presenza relativa di donne si registra negli enti del Sistema Sanitario Nazionale. Analizzando le tipologie contrattuali, si riscontra una quota maggiore di tempi determinati tra le donne (9,9%) rispetto agli uomini (6,6%). È desolante verificare che da noi il fattore donna come opportunità di crescita e di sviluppo non viene considerato. Ma il dato più eclatante riferito al nostro territorio – segnala Boccardo – è quello relativo all’andamento degli occupati: dal 2011 al 2015 il personale dipendente nelle pubbliche amministrazioni è diminuito del 8 % (il dato più rilevante in Italia). Sono stati persi 1.400 posti di lavoro nel pubblico impiego. Ma non solo, sta cambiando la composizione contrattuale dei rapporti di lavoro: fra i lavoratori dipendenti l’8,4 % sono a tempo determinato, mentre i non dipendenti sono pari al 6,4 % del totale (molto più alta della media nazionale). Di fatto, abbiamo una pubblica amministrazione precaria con i servizi forniti alle aziende ed ai singoli, all’economia e per la salute, in mano a lavoratori precari che non sanno se, fra qualche mese alla scadenza del contratto, questo verrà loro rinnovato. La UIL da tempo chiede alle amministrazioni locali l’applicazione delle norme per la stabilizzazione dei precari e su questo tema venerdì riunirà a Termoli, in assemblea, i precari della sanità. L’impegno, certo, i lavoratori ce lo mettono, ma proprio la precarietà mina la costanza della loro prestazione professionale. Si consideri, poi, la situazione anche personale dei dipendenti pubblici sovraccaricati di lavoro, sui quali si investe poco in formazione (poco meno del 50% delle Istituzioni pubbliche, secondo l’Istat, ha dichiarato di aver svolto attività formative per il personale e solo il 14,0% ha adottato un piano formativo). Da anni non si fanno concorsi e le dotazioni organiche sono ridotte all’osso, senza l’applicazione dei principi di meritocrazia né prospettive di crescita professionale: questo ci viene rappresentato, come Sindacato, da parte dei dipendenti pubblici. In queste cattive condizioni della pubblica amministrazione sul versante del personale si dovrebbe/vorrebbe garantire la stessa qualità/quantità di servizio alla società. Ma il Molise che riparte deve poter contare su una pubblica amministrazione efficiente, aperta e dialogante, strutturata in luoghi e per funzioni strategiche, con personale qualificato e impegnato, cui sono riconosciuti diritti e percorsi di crescita professionale. Ben altro da come oggi la macchina pubblica si presenta e agisce.”