“Abbiamo collaborato durante tutto il corso di studio – ci racconta Serena. – Insieme ci siamo confrontate su diverse tematiche progettuali riguardanti la luce e insieme abbiamo svolto diversi workshop che erano previsti dal piano di studi. È proprio in una di queste occasioni,durante un workshop, che ha iniziato a prendere forma la nostra lampada“.
In che senso?
“È partita dall’idea di voler dare forma a qualcosa di nuovo, creativo, con cui la persona potesse interagire. E dopo diversi step il nostro progetto è maturato. È nata così Switch on“.
A quel punto cosa è successo?
“Una volta presentata l’idea ai nostri professori il lavoro è stato temporaneamente ‘accantonato’ per poi essere ripreso quando abbiamo saputo che c’era un concorso che prevedeva l’ideazione di una lampada. Ci siamo confrontate e ci siamo dette: perché non presentare la nostra lampada? E così abbiamo partecipato al Premio Design Abruzzo. Senza aspettarci niente“.
E invece poi arriva la comunicazione.
“Sì, un bel giorno ci arriva la comunicazione ufficiale dalla giuria del PDA: la prima classificata della categoria professionisti del concorso era proprio la nostra lampada“.
Una bella soddisfazione, vero?
“L’emozione è stata forte, soprattutto per me e Concetta che proveniamo dalla scuola di architettura di Pescara. Tornare in quella città per ricevere un premio è stato davvero emozionante. Tra i giurati e nel pubblico c’erano anche dei nostri professori e ritrovarli in questa occasione è stato fantastico“.
Cosa avete fatto?
“Abbiamo partecipato alla conferenza e alla mostra che si sono tenute a Pescara nell’ex fabbrica dell’Aurum, dove alla fine della giornata è avvenuta la premiazione“.
Parlaci in breve del progetto, soprattutto di cosa secondo te ha determinato il risultato.
“La particolarità della nostra lampada, il funzionamento, è stato ciò che li ha più colpiti: il voler abbattere le distanze tra chi usufruisce della lampada e la lampada stessa. Un applique a parete, estremamente pulita nel design, che si configura come una lama, toccando e spostando l’ala in una delle due configurazioni possibili, genera luce o verso l’alto o verso il basso. Inoltre la possibilità di accorpare più moduli e quella di scegliere tra diversi rivestimenti la rendono una soluzione altamente personalizzabile, per ogni tipo di ambiente, in cui luce, materia e forma creano ogni volta un’atmosfera diversa ed inedita“.
Qual è il passo successivo? Avete inoltre altri progetti in comune?
“Per il momento ci siamo concentrate singolarmente sui nostri lavori di tesi, che io ho discusso pochi giorni fa, ma intanto è stato realizzato un prototipo della lampada che nei prossimi mesi verrà esposto in una galleria a Roma“.