La lira (abbreviazione: L.) è stata la valuta italiana dal conseguimento dell’unità nazionale nel 1862 fino all’introduzione dell’euro nel 2002. Viene rappresentata premettendo all’importo il simbolo ₤ o dalle sigle L. o Lit (per Lira italiana).
In seguito alla caduta dell’Impero romano d’Occidente e alle conseguenze politico-militari che ne derivarono non solo per gran parte del bacino mediterraneo, le attività commerciali subirono una brusca frenata, con la conseguente riduzione nella circolazione di monete.
Per i traffici più importanti si prese ad usare monete auree arabe e bizantine, mentre le transazioni minori videro l’affermazione della moneta argentea. Il risultante monometallismo argenteo venne definitivamente sancito dalla riforma monetaria attuata da Carlo Magno nei suoi vasti domini.
L’unica moneta coniata nei territori sotto giurisdizione carolingia fu il denaro, di cui venivano dati 240 esemplari per ogni libbra d’argento portata da privati alla zecca.
Multipli di conto del denaro erano: il soldo (pari a 12 denari) e la lira (pari a 20 soldi). Sia il soldo che la lira erano solo unità di conto, non avevano cioè un corrispettivo metallico.
Questo sistema monetario rimase in uso per secoli in gran parte dell’Europa, escluse alcune zone come l’Italia meridionale che non videro mai l’affermazione di questo sistema basato su lira-soldo-denaro.
Molte volte si cercò di coniare una moneta che avesse il valore nominale di 20 soldi o di 240 denari (ossia una libbra d’argento, una lira) ma questi tentativi hanno quasi sempre portato a non centrare l’obiettivo nel lungo periodo. Nel 1472 Venezia sotto il dogato di Nicolò Tron coniò un pezzo da 20 soldi (6,5 g a lega 948/1000), che fu chiamato Lira Tron.
Il duca Galeazzo Maria Sforza fece coniare nel 1474 a Milano una lira d’argento (9,8 g a lega 962/1000). Monete analoghe furono coniate a Genova sotto la dominazione milanese.
In seguito, poi, monete con questo nome si diffusero in molte città italiane (tra cui Firenze, Mantova e Bologna), anche se con riferimento a valori differenti per la libbra. Questi tipi di monete furono chiamati testoni, grossi o grossoni.
In Piemonte e in Savoia Emanuele Filiberto nel 1562 fece coniare anch’egli una “lira” (12,72 g a lega 895,83/1000).
Nel 1793 venne adottato il sistema decimale francese, con la suddivisione della lira in decimi e centesimi.
Come curiosità c’è da notare che mentre in Francia la nuova moneta, il franco, cacciava via la livre dell’Ancien Régime, in Italia il nome scelto per la nuova moneta fu lira; in ogni caso, le popolazioni dell’Italia nord-occidentale e nel Veneto mantennero l’uso dialettale di chiamare “franch” o ” franchi” la nuova moneta fino all’inizio del XXI secolo. In lingua sarda, allo stesso modo, la lira viene chiamata “francu” (pl. francos o francus).
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