Con l’inizio dell’anno scolastico il Comitato Scuole Sicure lancia un nuovo appello alla politica per accelerare il processo di messa in sicurezza degli istituti scolastici molisani così come ai cittadini per contribuire nella mobilitazione. Dure le parole verso amministratori e organi istituzionali per le ‘belle’ parole spese che non hanno trovato nel tempo il giusto riscontro. La nota è del portavoce del Molise, Nicola Simonetti.
“È settembre, e a settembre si saluta l’estate, tornano gli acquazzoni e si riaprono le scuole. Gli studenti e gli scolari italiani, e soprattutto molisani, continueranno ad abitare scuole, sempre le stesse, come se questo territorio a forma di stivale non fosse altamente sismico. Torneranno a scuola. Le istituzioni, come hanno sempre fatto, continueranno a far finta che gli edifici di loro proprietà, in cui ospitano il nostro futuro siano sicure. Ma hanno documenti che dicono e dichiarano altro, ed attendiamo da giugno 2017 la restante parte (n. 8) degli studi di vulnerabilità dell’Unimol. I ritardi da addebitare non si sa bene a chi…come del resto, gli inizi lavori di adeguamento sismico alla, ormai famosa, Don Milani – Via Leopardi. I genitori molti continueranno a preferire parole di rassicurazione invece che chiedere ed esigere valutazioni tecniche e scuole sicure per i propri figli, i molti non chiedono e non si informano, demandano non si sa a chi la sicurezza dei propri figli, pensano o sperano che nulla succeda, che nulla accada… ma caso contrario, che mai avvenga, saranno i primi a chiedere le responsabilità penali e civili. Le dirigenze scolastiche, convinte di non opporsi al potere della politica, continueranno a ripetere come un mantra che le loro scuole sono sicure. Ma basta consultare sul sito della Regione Molise i dati relativi alla famosa “carta di identità degli edifici scolastici”, per scoprire quante norme non sono rispettate, e se fossero edifici civili e/o privati quante sanzioni si sarebbero riversate su proprietari e sugli stessi inquilini. Gli insegnanti, seppur preoccupati, preferiscono tacere, se non in minime eccezioni, del resto le nuove norme scolastiche (leggi poteri del Dirigente) creano, loro, più di un’ansia. La nostra battaglia, quindi, non può che continuare. Continuerà fino a che a livello nazionale non si prenda davvero in considerazione una scuola i n cui si vive ed in cui si impara. Dove i nostri figli si formano per comprendere, capire, e rispettare regole di vita e leggi dello Stato. Uno Stato che pensa, giustamente o meno, a vaccinarli, ma che li lascia “sotto rischio sismico”. Continuerà fino a che lo Stato, con i suoi Enti periferici, non prenda in carico la vicenda, fino a che lo Stato, seriamente non inizi una vera politica atta a stravolgere la situazione precaria e pericolosa degli edifici scolastici. Le piccole battaglie, combattute localmente e vinte, in poche e sparute parti d’Italia, non possono bastare, molto c’è da fare, anche, e soprattutto nel nostro Molise e nelle nostre principali cittadine: Campobasso, Isernia, Termoli, etc. Non si può aspettare un Sindaco o un Presidente di provincia illuminato per star sicuri. Non deve essere il caso a stabilire ciò che si deve perentoriamente fare in tutta Italia. Questa la nostra lotta. Questa la finalità. Siamo stufi di parole vuote e di frasi retoriche. Non si salvano vite con le parole o con le preghiere. Dopo la tragedia di San Giuliano di Puglia tutto sarebbe dovuto cambiare. Ma agli italiani e all’Italia bastano le parole. Tipo queste:
“Non abbiamo saputo difenderli. (Carlo Azeglio Ciampi Presidente della Repubblica 2002)”
“Presidente Casini: Non dimenticare ed operare, che tragedie cosi non accadano più. (dal tg1 del 4.11.2002)” “Prendiamo l’impegno che nessuno verrà lasciato da solo, nessuna famiglia, nessun comune, nessuna frazione. E
mettiamoci al lavoro” (Renzi dopo il 24/8/2016)
“Sarà subito dopo necessario un rapido sforzo corale per garantire la ricostruzione dei centri distrutti, la ripresa delle attività produttive e il recupero della normalità di vita” (Mattarella dopo il 24/08/2016)
“La burocrazia uccide più del terremoto”, “Qui la gente è stata uccisa nelle fragili case e da chi le ha impedito di riappropriarsi della vita col lavoro”, “Governanti burocrati: si è assassini anche facendo marcire i progetti” (Belice 14/15 gennaio 1968)
Ad oggi, complessivamente, per una ricostruzione non del tutto completata, sono stati spesi ai valori attuali oltre 6 miliardi di euro. “Solo il 50 per cento dei fondi è andato dove doveva andare, il resto è stato dissipato. Il dopoterremoto è stata una
cuccagna sulla quale hanno mangiato tutti: il 20 per cento del denaro è finito in tasca ai politici, un altro 20 per cento
è andato ai tecnici della ricostruzione. Camorra, imprese del Nord e imprenditori locali si sono mangiati il resto”. (Rocco
Caporale, Irpinia 1980)
Il procuratore Magrone nella sua requisitoria nell’aula del processo di primo grado sottolineò che la vicenda della scuola di San Giuliano di Puglia rappresenta l’Italia peggiore, «quella delle violazioni, del sistematico calpestamento delle leggi e delle normative». «Se è vero – disse – che il sisma del 31 ottobre 2002 fu l’evento scatenante della tragedia, è anche vero che, se le norme fossero state rispettate quando si decise di sopraelevare l’istituto scolastico, quella scossa da sola non sarebbe bastata a far crollare l’edificio, e prova ne sia che nel resto del paese ci furono crolli e danni anche gravi a case e palazzine, ma nessun edificio implose come la scuola, fino a polverizzarsi». Mancanza dei calcoli necessari, mancanza dei collaudi, mancato rispetto delle norme e mancato adeguamento alla riclassificazione sismica del 1998: queste, secondo l’accusa, furono le vere cause della morte dei bambini e della loro maestra. (San Giuliano di Puglia, ottobre 2002). Queste solo alcune delle dichiarazioni e delle parole usate senza alcun criterio, e che nel tempo si ripetono. Questi i fatti che descrivono l’incapacità italiana alla prevenzione. La scuola riinizia, anche con l’augurio delle Istituzione preposte, che ci indirizzano all’innovazione! In quali edifici adeguatamente autosufficienti e sicuri?! Ragazzi, studenti e scolari, un caro augurio e che possiate essere e diventare migliori di noi. E no, davvero, noi, loro, non li lasceremo in pace. Buon anno“.