La Giunta comunale di San Martino in Pensilis è illegittima: a sostenerlo sono alcune cittadine elettrici del comune che hanno impugnato innanzi al Tribunale Amministrativo Regionale il provvedimento di nomina dell’assessore Mangiarape, subentrato alla dimissionaria Vitale, per violazione delle cd. “quote rosa”. Le ricorrenti, difese dagli avvocati Pino Ruta, Margherita Zezza e Massimo Romano, hanno adito i Giudici amministrativi sostenendo che la Giunta Caravatta violi il rapporto di genere prescritto dalla legge per gli organi esecutivi collegiali. La legge parla chiaro: l’art. 1, comma 137 della L. 7 aprile 2014, n. 56, infatti, stabilisce che “Nelle giunte dei comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento, con arrotondamento aritmetico”. Con le dimissioni dell’assessore Vitale e la nomina, in sua sostituzione, di Mangiarape, la rappresentanza femminile si è attestata al 20%, in violazione dei principi costituzionali (art. 51), legislativi e dei precetti della carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. L’illegittimità della nomina dell’assessore era stata già denunciata in Consiglio comunale, nella seduta convocata per la presa d’atto della nomina, dalle opposizioni, in particolare dal consigliere Giovanni Di Matteo, del gruppo consiliare San Martino Libera, che aveva appunto invitato il sindaco a fare un passo indietro. Ma in quella occasione il Sindaco non ritenne di condividere l’appello e il Consiglio procedette a maggioranza alla presa d’atto senza osservazioni. Provvedimenti, questi, portati ora all’attenzione del Tar Molise, con ricorso notificato il 19 settembre dagli avvocati Pino Ruta, Margherita Zezza e Massimo Romano, che hanno patrocinato la causa delle cittadine elettrici, e depositato il ricorso RG 319/2017 che si discuterà nei prossimi giorni. “La composizione della Giunta comunale di San Martino in Pensilis è palesemente illegittima, come stabilisce la legge e come ormai ha chiarito in modo inequivocabile la giurisprudenza. Se non sarà il Sindaco a prenderne atto rimuovendo l’illegittimità, lo farà il Tar Molise, ripristinando la legalità violata. Si tratta di una questione di rispetto del principio di parità di genere nell’accesso alle cariche istituzionali, la cui violazione, ove accertata dal Tar, può dar luogo all’illegittimità dell’organo e al conseguente travolgimento di tutti gli atti medio tempore da questo adottati”. La parola, dunque, passa al Tar Molise.