Cerimonia toccante quella di stamattina a San Giuliano di Puglia per la commemorazione delle vittime del sisma del 2002. La campana, all’interno del cimitero comunale, ha suonato per i bambini e la maestra che morirono sotto le macerie della scuola ‘Jovine’, la cui sopraelevazione era stata malrealizzata e che ha ceduto alla scossa di magnitudo 5.7 della scala Richter che alle 11,32 del 31 ottobre di 15 anni fa segnò uno delle più grandi tragedie della storia della regione. Non si può e non si deve morire in un luogo che deve essere certamente sicuro, è stato uno dei moniti principali. Prima dei rintocchi, il contesto è stato segnato da un silenzio spettrale durato mezz’ora. Don Pietro, il parroco di San Giuliano, si è chiesto anche lui “che età avrebbero avuto, che cosa avrebbero fatto della loro vita, ma tutti noi siamo convinti che questi angeli da lassù si occupano della nostra vita”. Presenti alla cerimonia in ricordo anche il presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura per il quale “c’è una tristezza indicibile con l’impegno che queste non siano parole, ma un sentimento quotidiano”, e Michele Iorio che nel 2002 era il presidente della Regione “e purtroppo ero presidente – ha mormorato – e questo ricordo non è cambiato, anzi si è radicalizzato”. Poi il corteo fino al Parco della Memoria, dove sono state deposte le corone di fiori accanto all’unico pilastro rimasto in piedi dopo il crollo e mantenuto come simbolo di quella tragedia. Cittadini e autorità civili, militari e religiose hanno preso parte alla cerimonia. Presente anche il Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli. “Ogni 31 ottobre di questi 15 anni ci torna in mente il terremoto e quei momenti tragici – le parole del sindaco di San Giuliano di Puglia, Luigi Barbieri. – Per noi questo giorno sinceramente è solo dolore”. Il sindaco, che nella tragedia della Jovine ha perso un nipote e ha un altro sulla sedia a rotelle, spiega che “è bene ricordare che la vita ci porta nuove generazioni e va avanti, ma noi non vogliamo dimenticare. Il paese è rinato, forse quello materiale, ma per le famiglie che hanno perso i loro cari questo è più difficile. Certamente posso dire che lo Stato a San Giuliano c’è stato ed è stato presente, anche sul fronte dei risarcimenti Governo e Regione hanno fatto la loro parte”. Guido Bertolaso, l’allora capo della Protezione Civile, viene quasi sempre il 31 ottobre a ricordare gli ‘angeli’ della Jovine. C’era anche questa volta, ma l’unica cosa che si sente di dire è “il Paese non ha capito questa tragedia. La vicenda della Jovine è un santuario della stupidità umana e tutti gli italiani dovrebbero venire qui, al cimitero di San Giuliano, per vedere i risultati. La lezione della Jovine è un’occasione persa, e non è servita a nulla. Quello che è successo è il risultato di quando si fanno male le cose, ed è una metafora dell’Italia. Tutti dovrebbero venire qui per toccare con mano”. Il tema principale resta la sicurezza degli istituti scolastici. L’attuale capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, con il presidente della Regione Molise, Paolo Frattura, e il prefetto di Campobasso, Maria Guia Federico, chiariva sottovoce ai presenti che “bisogna farsi coraggio e chiudere le scuole se non sono sicure. Quando c’è un allarme ci vuole lungimiranza e comunicare il rischio, ma poi ci vuole il coraggio della decisione”. D’accordo con lui Frattura: “In Molise ci sono solo 240 scuole sicure, cifra certificata da un’inchiesta – ha chiarito il governatore – ma se non sono in sicurezza poi devono chiuderle i sindaci, e come si gestisce questa responsabilità, se gli enti locali non hanno i soldi?”. Borrelli ha poi confermato la linea con Frattura: “Se non sicure le scuole vanno chiuse, perché ci sono responsabilità morali prima ancora che giuridiche”.
La cerimonia a Palazzo D’Aimmo. “Chiedo una sola cosa: che le nostre scuole siano più sicure, non voglio più che madri e padri piangano i loro figli”. È uno dei passaggi del messaggio che fu lanciato da Nunziatina Porrazzo, madre di Luigi Petacciato, uno dei 27 bambini morti nel crollo della scuola ‘Jovine’. Lo ha letto oggi in aula a Campobasso il presidente del Consiglio regionale del Molise, Vincenzo Cotugno, in occasione della ‘Giornata della memoria’, istituita dalla Regione con “l’intenzione di tenere sempre accesa la fiaccola della memoria e riflettere sempre e ancora sulle cause di quell’evento affinché non ne accadano più. Dobbiamo impegnarci sempre più nella prevenzione – ha aggiunto Cotugno – e rinnovare le azioni a salvaguardia della pubblica e privata incolumità. Oggi più che mai dobbiamo continuare a guardare con positiva fiducia al futuro, riscoprendo la voglia di esserci, il senso profondo del nostro stare insieme e di essere comunità”. Presente a Palazzo D’Aimmo anche una delegazione marchigiana.”Condividere con voi questa giornata così densa di ricordi è per me un momento particolarmente significativo. Noi abbiamo vissuto, appena un anno fa, il dramma del terremoto. Poter essere vicini a voi in un momento così drammatico e portare la nostra testimonianza di vicinanza e affetto è qualcosa di importante”. Così, nell’intervento al Consiglio regionale, il sindaco di Sarnano (Macerata), Franco Ceregioli, ha voluto ricordare il dramma del terremoto di San Giuliano di Puglia. “Sono momenti come questi che avvicinano i popoli e uniscono un Paese che spesso sembra diviso su tutto”. Il primo cittadino di Sarnano ha poi ringraziato la Protezione civile del Molise, intervenuta subito dopo il sisma dello scorso anno, “che ha aiutato in maniera determinante la popolazione e ha operato con grandissimo impegno e professionalità dandoci una mano in momenti difficilissimi. Siamo tutti fratelli, accomunati da questo momento così drammatico”.