La salute pubblica e il rispetto per l’ambiente passano per la legalità. E’ uno degli aspetti fondamentali che ha riguardato l’incontro dal titolo “L’Italia e i veleni, senza dimenticare il Molise”, organizzato dall’assessorato alla cultura di Palazzo San Giorgio e dall’associazione ‘I care’, e che si è tenuto a Campobasso all’interno dell’auditorium della scuola ‘D’Ovidio’ in presenza di un gruppo di studenti. Le Mamme della Terra dei Fuochi hanno portato la loro testimonianza circa la loro realtà e le loro battaglie quotidiane. Sono mamme che hanno perso figli a causa di malattie, tumori, collegati ad un ambiente contaminato dai rifiuti tossici bruciati o interrati dalle mafie. Il timore, hanno spiegato, è il proseguimento di questa illecita e nociva attività, per questo – attraverso un’associazione chiamata “Angeli guerrieri della terra dei fuochi” – combattono per essere ascoltate, aiutare chi si trova nella loro stessa situazione ed evitare che in futuro vi siano mamme come loro. “Vogliamo spronare la popolazione e denunciare tutto ciò che vediamo”, hanno ribadito. Presenti anche le Mamme per la salute e l’ambiente di Venafro, Fra gli interventi, Don Aniello Manganiello dell’associazione “Ultimi”, che ha spiegato come la Camorra abbia fatto devastazione nelle terre in cui vive, come l’area Casal di Principe, e ha ribadito come il Molise sia stato interessato dall’attività della mafia campana, da Cercemaggiore a Campomarino, per quanto concerne gli sversamenti e gli interramenti. Questi incontri, ha sottolineato, servono ai ragazzi per affinare le loro capacità di guardarsi intorno, il resto deve farlo lo Stato sotto la costante pressione dei cittadini. L’impressione, ha detto ancora Don Aniello, è che serpeggi una colpevole indifferenza, un’acquiescenza di ciò che accade. Fra i principali promotori di questo tipo di iniziative c’era anche il giornalista Paolo De Chiara, autore del libro ‘I veleni del Molise’. “E’ bello mettersi a confronto coi ragazzi per la risoluzione di queste tematiche”, ha detto. “Abbiamo coinvolto persone che hanno problemi simili ma comunque molto più pregnanti dei nostri. In questo modo vogliamo far toccare con mano alle giovani generazioni ciò che accade anche nella nostra piccola regione che non può più definirsi un’isola felice”.