L’aneurisma dell’aorta addominale ha un’incidenza stimata nella popolazione generale tra il 4 e l’8%. L’evoluzione naturale è la rottura, un evento drammatico che ha una mortalità enorme; al contrario, se viene diagnosticato e trattato prima della rottura le possibilità di successo si avvicinano al 97-98%. Il tema molto attuale e di grande interesse è stato discusso da autorevoli relatori nel corso della Giornata monotematica dell’aneurisma dell’aorta addominale, che si è svolta sabato 25 novembre alla Fondazione “Giovanni Paolo II” di Campobasso. Dopo la presentazione del Direttore del Dipartimento, Carlo Maria De Filippo, è toccato al responsabile dell’Unità operativa di Chirurgia Vascolare, Pietro Modugno, introdurre i lavori: “La mortalità in seguito ad un aneurisma in fase di rottura è intorno al 50% mentre quando l’intervento viene effettuato in condizioni di non emergenza il tasso si assesta intorno all’1–2 %. Questo dato ci fa capire quanto sia necessario fare prevenzione. E’ sufficiente una semplice ecografia per effettuare una diagnosi. Tutte le persone che hanno un elevato rischio cardiovascolare, pensiamo ai fumatori, diabetici, ipertesi etc., devono sottoporsi a controlli. Un altro importante fattore di rischio è la familiarità: se parenti prossimi hanno avuto episodi di rottura dell’aneurisma, è assolutamente necessario fare almeno un’ecografia dell’aorta addominale. Non tutti gli aneurismi devono essere operati, dipende dalle dimensioni”. La lectio magistralis è stata affidata al professor Francesco Snider, uno dei padri nobili della Chirurgia Vascolare, già direttore dell’Unità operativa del Policlinico Gemelli di Roma. “Oggi parliamo di una patologia importante che mette seriamente a rischio la vita del malato”, commenta il professore. “Negli ultimi anni il trattamento maggiormente praticato è stato quello endovascolare, rispetto a quello tradizione. Tuttavia la chirurgia “open” resta ancora una metodica valida soprattutto in situazioni particolari. Il nostro compito è quello di insegnare, in primo luogo ai giovani chirurghi vascolari, che questa tecnica è ancora attuale, in modo che possano effettuare la scelta migliore”. Nel corso dei lavori è stata consegnata al professor Snider una targa di benemerenza, come segno di riconoscenza per il servizio svolto in oltre quarant’anni di carriera. “Un maestro nella professione e nella vita”, ha commentando Carlo De Filippo nel conferire il premio, che è stato attribuito anche a Michele Roesler, Cardiochirurgo della Fondazione, che dopo anni di onorato servizio è andato in pensione. L’aorta è il principale vaso sanguigno del corpo. Essa decorre dal cuore attraverso il torace fino a raggiungere l’addome, dove si divide per fornire sangue agli arti inferiori. Un aneurisma aortico addominale è una dilatazione (rigonfiamento) di una porzione del tratto addominale dell’aorta. Le cause che possono determinarlo sono essenzialmente legate all’aterosclerosi, patologia che comporta un’alterazione strutturale della parete arteriosa stessa, che perde la sua elasticità e quindi la capacità di mantenersi indeformabile sotto gli stimoli della pressione. A ogni spinta pressoria, dunque, l’aorta si dilata, innescando un processo irreversibile: l’evoluzione naturale di un aneurisma è quella di andare incontro a una dilatazione progressiva, fino ad arrivare alla rottura. Quest’ultima rappresenta un’evenienza drammatica perché scatena un’emorragia interna molto grave; le probabilità di salvare il paziente sono molto basse, spesso si va incontro alla morte. Pertanto è necessario intervenire quando l’aneurisma è ancora asintomatico: è importante sottoporsi a controlli e visite specialistiche che possono diagnosticare, anche occasionalmente, l’aneurisma. I fattori di rischio sono la familiarità, l’esistenza nella propria storia familiare di persone colpite da questa patologia, e la presenza di elementi che possano indurre una malattia aterosclerotica. A rischio sono anche i fumatori, gli ipertesi, coloro che hanno subito un infarto del miocardio o problemi di ordine vascolare in altri distretti (come stenosi delle carotidi o disturbi agli arti inferiori), e pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva.