Il monito di Armiento ai genitori: ‘Parlate coi vostri figli’

Il tema portante della famiglia e dell’educazione degli adolescenti continua a scandire l’anno pastorale della Diocesi di Termoli-Larino coinvolgendo i genitori e tutti gli operatori in un percorso di dialogo comunitario e di impegno condiviso. In tanti hanno partecipato all’assemblea diocesana che si è tenuta sabato 25 novembre nell’auditorium San Giovanni Paolo II della parrocchia di Santa Maria degli Angeli a Termoli. ‘In famiglia ciò che mi sta a cuore è la tua felicità: volersi bene, volere il bene’ l’argomento al centro della riflessione accompagnata dall’intervento di Mimmo Armiento, psicologo psicoterapeuta che con sua moglie ha fondato l’associazione ‘Ingannevole come l’amore’ con la quale realizza varie attività di formazione alla crescita umana e, in particolare, all’amore nuziale per adolescenti, giovani, fidanzati, coppie e famiglie secondo un’antropologia personalistica di ispirazione cristiana. Un intervento professionale, dinamico e coinvolgente che ha offerto diversi spunti di approfondimento con esempi concreti presi dalla vita quotidiana, dalla sua famiglia, dai suoi figli e da quei gesti semplici ma, allo stesso tempo, ricchi di significato ed energia positiva che si propongono di costruire un ambiente familiare sereno, una famiglia come un punto di riferimento, un pilastro inattaccabile anche quando un figlio o un genitore possono sbagliare nelle piccole e nelle grandi cose. “Non è detto che un figlio ripeterà gli errori del padre, ma da un errore potrà imparare, ad esempio, ad essere più affettuoso. Non abbiamo bisogno – ha osservato Mimmo Armiento – di genitori ulteriormente frustrati dalle mancanze dei loro figli che si colpevolizzano e alimentano un circolo vizioso da bloccare subito anche perché i sensi di colpa abbassano il senso di percezione del bene”. Un figlio sbaglia? Si rende protagonista di eccessi? Di cavolate? “Se si ricorderà dell’abbraccio della famiglia non butterà via la sua vita”. E allora la necessità di “fare della mia casa una festa, volersi bene, mangiare insieme, condividere ogni momento, abbracciare prima di tutto e benedire ogni giorno i figli, perchè non c’è gioia senza condivisione”. Non servono “cazziatoni” ma i figli vanno capiti, incoraggiati, specie in questa fase così delicata come quella dell’adolescenza; spesso si rende necessaria una grosse dote di pazienza e l’ansia o l’impulso non devono sopraffare un momento di crisi, una difficoltà o un problema. Parlare, ascoltare, essere pronti a ricevere anche una delusione, una provocazione da un figlio che sta crescendo, vive nuove esperienze: “un domani lui potrà diventare dottore, fare carriera, prendere una strada diversa” ma sarà sempre lui al di là di quello che pensa il mondo esterno: “tu vali perché sei tu e ti voglio bene. Il mondo ti peserà ma i genitori saranno sempre testimoni della gratuità e dell’amore di Dio che ama senza giudizi e senza condanne ma nella sua totalità”. Per riprendere l’espressione di Mimmo Armiento “tu sei ok e ti voglio bene”. L’intervento, presentato da Natalino Finocchio e Susanna Del Gesso, responsabili della Commissione diocesana per la famiglia del Centro pastorale per la Missione e l’Evangelizzazione coordinato da don Stefano Rossi, è stato seguito da numerose domande da parte di sacerdoti, operatori pastorali e genitori alimentando un dibattito costruttivo e laboratoriale rinnovando il metodo operativo dell’anno pastorale. Le considerazioni conclusive sono state affidate al vescovo, Gianfranco De Luca, che ha ricordato come la Chiesa stessa sia una famiglia: “l’immagine è quella della mensa domestica, alla quale il Signore invita tutti a sedersi, una tavola dove c’èposto per tutti perché ognuno si senta a casa: “i genitori devono poter sentire il nostro calore, la nostra empatia e, attraverso di essa la tenerezza di Dio”.

 

 

 

 

 

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