Ufficiale giudiziario ‘infedele’ chiede mazzette per non pignorare, condannato

Ore 18.30. Quando nel luglio del 2011 intascò l’ennesima ‘mazzetta’ dietro la promessa di trovare una soluzione al sequestro forzoso di un terreno, l’ufficiale giudiziario – alla vista degli agenti della Squadra Mobile di Campobasso, che  si erano accordati col denunciante – si diede alla fuga, generando un inseguimento da parte della Polizia fra le strade del capoluogo, terminato con il suo arresto in flagranza. Per F.D.P, 49enne campobasso, all’epoca dei fatti in servizio presso la Corte d’Appello di Campobasso, è arrivata la condanna definita, dopo tre gradi di giudizio, ad una pena complessiva di due anni e dieci mesi di reclusione per una serie di contestazioni relative a reati commessi in qualità di pubblico ufficiale, dalla concussione alla truffa. I giudici hanno anche disposto a suo carico l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e il pagamento delle spese processuali. Gli episodi si sarebbero verificati fra il 2005 e il 2011 ai danni di più soggetti. Il caso più eclatante riguarda quello di un capannone ad uso industriale, a Campobasso, dove l’ufficiale giudiziario ha indotto un imprenditore a farsi consegnare somme di denaro di alcune centinaia di euro in più occasioni per evitare l’espropriazione del terreno, disposto dall’Autorità Giudiziaria, promettendo la ricerca di una soluzione. L’ultima ‘mazzetta’, consegnata coi soldi tracciati, è stata decisiva per l’esecuzione dell’arresto da parte dei poliziotti. Ma fra le contestazioni figura anche il tentativo di farsi donare un veicolo da parte di un imprenditore che custodiva auto d’epoca e destinatario di un’ordinanza di sfratto, con la medesima promessa di trovare una soluzione. Così come i pagamenti non previsti per spese di notifica e trasferta, chiesti e ottenuti da altri soggetti, tutti destinatari di procedure esecutive. Verbali di spese sostenute dal 49enne ma in realtà coperte da altri soggetti. Fino a convincere una coppia a farsi consegnare una somma di alcune centinaia di euro per evitare una denuncia nei loro confronti per essersi inizialmente opposti all’esecuzione forzata. F.D.P., dopo l’arresto, fu sottoposto ai domiciliari e altre misure cautelari e di limitazione della libertà alternative al carcere perché incensurato.

 

 

 

 

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