Colpi rapidi e refurtiva messa in vendita online, così agivano D’Agnillo e i complici

Non si tratta di malviventi venuti da fuori regione che tentano di sfruttare la relativa tranquillità di una piccola regione per colpire e fuggire, ma – come è stato spiegato in una conferenza tenuta congiuntamente da Carabinieri e Polizia di Stato nella Questura di Campobasso – “figli della città che hanno tradito la comunità locale”. Sono i dettagli dell’operazione che ieri 2 dicembre ha portato all’esecuzione di una misura cautelare in carcere a carico del 23enne campobassano Tony D’Agnillo, autore di diversi furti d’appartamento in città. Denunciati a piede libero quattro complici, V.M. 23enne, M.P. 25enne, e due minorenni. Alla banda, a vario titolo, vengono contestati una dozzina di episodi fra gennaio e novembre, furti in casa e danneggiamenti. In alcuni casi la refurtiva è stata rivenuta in possesso di D’Agnillo e degli altri a seguito di perquisizione personale o domiciliare subito dopo la segnalazione del furto da parte della cittadinanza. In altri casi, invece, la stessa è stata riconosciuta dalle vittime su siti di vendita online e pagine di social network dedicate alla vendita di roba usata. D’Agnillo si è reso protagonista anche di episodi ai danni delle forze di polizia, come oltraggio e minacce a pubblico ufficiale. Non si è proceduto all’arresto del giovane – è stato spiegato – perché non vi era la flagranza di reato, ma si è proceduto a chiedere ed applicare misure preventive come la sorveglianza speciale, “che evidentemente non è stata sufficiente”. La Procura di Campobasso, su invito degli organi di polizia inquirenti, ha però ottenuto dal gip l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare una volta che gli episodi hanno raggiunto un cumulo tale da far presupporre un riconoscimento di pena di almeno 3 anni di reclusione. Gli inquirenti hanno definito l’esecuzione dei furti un vero e proprio stile di vita degli indagati, legati al mondo della tossicodipendenza, dal momento che avrebbero avuto necessità di approvvigionarsi di soldi per l’acquisto della droga. “I colpi venivano messi a segno dopo una studio preventivo – ha spiegato il Maggiore Valeria Nestola (in foto). – Agivano quando in casa non c’era nessuno, vi era la forzatura di porte e finestre in maniera anche grossolana, ma portavano a termine il lavoro in pochissimi minuti cercando di raggiungere il massimo profitto, puntando principalmente su monili, oggetti preziosi, soldi lasciati incustoditi”.

 

 

 

 

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