Grande successo per il Seminario di Studio “Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale”, promosso dal Movimento Cristiano dei Lavoratori e dall’Associazione “Liberi di Costruire” in stretta collaborazione con la Diocesi di Termoli Larino. Oltre cento i partecipanti quasi tutti giovani. L’evento si è concluso domenica scorsa dopo tre giorni di intensi lavori a cui ha partecipato attivamente anche il Vescovo Monsignor Gianfranco De Luca che ha anche presieduto la Santa Messa, officiata a conclusione dell’evento. Sono intervenuti, tra gli altri, il professor Mario Taccolini, Pro Rettore dell’Università Cattolica del del Sacro Cuore, che ha parlato di “storia e prospettive dell’Associazionismo Cattolico nel mondo del lavoro”. “E’ necessaria una crescente capacità di analisi della realtà sociale alla luce del Magistro della Chiesa, quanto più concreta e realista possibile”, ha detto l’illustre accademico nella sua relazione. “E’ necessario favorire concrete esperienze di sussidiarietà territorialmente circostanziate … un impegno che riguarda tutti, in particolare i giovani…. Attraverso un attento discernimento della nostra storia possiamo tratte degli insegnamenti illuminanti per il presente e per il futuro”. La professoressa Rita Bichi, professore Ordinario della Cattolica, ha illustrato i dati emersi dal rapporto Giovani, lo studio promosso dall’Istituto Toniolo l’Ente Fondatore dell’Ateneo. Oltre all’aggiornamento annuale sulle scelte formative, sui percorsi lavorativi, sulla progettazione di una propria famiglia, su valori, aspettative e atteggiamento verso le istituzioni delle nuove generazioni, il Rapporto 2017 contiene tre focus dedicati ad altrettanti temi chiave: il primo riguarda lo scenario post Brexit e le possibilità di rilancio di un processo in grado di superare nuovi timori e vecchi confini. Il secondo, dedicato alle nuove tecnologie di comunicazione e ai social network, analizza come stia mutando quantitativamente e qualitativamente il loro uso e quale sia l’impatto di tale mutamento sulla vita sociale e relazionale. Il terzo, infine, riguarda le condizioni di vulnerabilità e disagio, con un’analisi sia dell’aspetto emotivo sia di quello comportamentale, in connessione con il contesto familiare, sociale ed educativo. Il filo rosso che unisce i vari capitoli è il racconto di una generazione in equilibrio precario tra rischi da cui difendersi e opportunità a cui tendere, penalizzata da freni culturali e istituzionali che non permettono una piena valorizzazione di potenzialità troppo spesso misconosciute e sottoutilizzate. “Il lavoro che non vogliamo è quello servile, alienante, sterile e conflittuale”. Lo ha affermato nel corso della sua relazione Flavio Felice, membro del Comitato scientifico della 48ª Settimana sociale dei cattolici italiani e docente Unimol “Il lavoro che non vogliamo”. Riferendosi ad uno dei quattro registri comunicativi della Settimana sociale, Felici ha affermato che “denunciare significa dare voce ad una cultura della vita umana il cui lavoro non sia appendice di un’esistenza ai margini ma fattore di inclusione progressiva di ogni singolo attore nella propria comunità di riferimento locale o globale che sia”. Felice ha poi parlato del “lavoro come leva della sovranità popolare”, ha puntato il dito contro il “fatalismo tecnocratico” e quello “morale”. E ha invitato alla “riscoperta dell’impegno personale, della sovranità al di fuori di qualunque lobby”. “Le criticità affrontate nella mostra rappresentano una della cause dell’esclusione, ledono la dignità delle persone e creano sfruttamento”. “La difficile situazione economica in cui versa il nostro Paese in questo periodo di crisi, le logiche di mercato e la conseguente scarsità di fondi fanno presupporre che il sistema di welfare, così come è stato concepito ed attuato finora, abbia fatto il suo corso e che occorre immaginare nuovi scenari per rispondere alle esigenze che da questa situazione emergono”, ha affermato Fabio Ferrucci nella sua relazione. L’incontro è stata l’occasione anche per approfondire, in questo contesto, le problematiche legate alle trasformazioni che hanno interessato ed interessano il “soggetto famiglia” e analizzare l’impatto che i suoi mutati assetti producono sulle politiche familiari, e sulle politiche di welfare in generale, in Italia e in Europa. La relazione conclusiva è stata affidata a Giovanni Maddalena, co-promotore dell’evento e docente Unimol. Maddalena concepisce il lavoro come gesto: teoria e pratica unite in “gesti” che comprendono e comunicano allo stesso tempo. Sono esempi di gesti i riti pubblici e privati, gli esperimenti scientifici, le performance artistiche e, ovviamente, le creazioni comunicative. Si pensa spesso che la conoscenza sia limitata alla capacità di analisi, mentre in ogni campo l’analisi viene solo successivamente all’esperienza pratica in cui sono già all’opera. Come i bambini con il linguaggio, noi apprendiamo innanzi tutto immedesimandoci in altri che stanno facendo qualcosa. Impariamo facendo e comunichiamo sempre mentre facciamo. Imparare, fare e comunicare sono parte di azioni significative, “gesti completi”, che caratterizzano la nostra vita in ogni suo ambito: lavoro, amore, nascita e morte, partecipazione sociale e politica. Presenti all’evento i due Vice Presidente Nazionali del MCL Tonino Di Matteo e Piergiorgio Sciaqua. In rappresentanza dell’Associazione “Liberi di Costruire” sono intervenuti Patrizia Santella e Agostino De Fenza.