Una scritta “morte alle guardie” con due svastiche ai lati è stata trovata sulla base di cemento della lapide commemorativa del rapimento di Aldo Moro in via Mario Fani a Roma. La targa era stata momentaneamente rimossa per lavori di restauro in vista del quarantennale del sequestro dello statista, avvenuto il 16 marzo 1978, e dell’uccisione della sua scorta, di cui faceva parte anche Giulio Rivera, agente classe ’54 originario di Guglionesi. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo sull’episodio. “Un’azione vergognosa e un insulto per i tanti servitori dello Stato che hanno perso la vita per mantenere la schiena dritta alla democrazia di questo Paese”, commentano i familiari delle vittime di via Fani, per bocca del loro legale, l’avvocato Valter Biscotti. L’agguato, passato alla storia come “strage di via Fani”, venne compiuto da un gruppo di fuoco delle Brigate Rosse composto da Valerio Morucci, Franco Bonisoli, Prospero Gallinari, e Raffaele Fiore, con il supporto di Mario Moretti, Alessio Casimirri, Alvaro Lojacono, Barbara Balzerani, Bruno Seghetti e Rita Algranati: alle 9, all’arrivo di Moro e della sua scorta, i brigatisti di supporto fecero in modo che le auto del convoglio si fermassero, e i 4 terroristi del gruppo di fuoco, travestiti da piloti dell’Alitalia, iniziarono a sparare. Il commando uccise i 5 uomini della scorta (i carabinieri Oreste Leonardi e Domenico Ricci e i poliziotti Francesco Zizzi, Giulio Rivera e Raffaele Iozzino) e sequestrò Moro, che venne ucciso dopo 55 giorni di prigionia. Il molisano Rivera si arruolò nella Pubblica Sicurezza nel 1974, morendo quattro anni dopo – a soli 24 anni – crivellato da 8 proiettili durante l’agguato per il rapimento di Moro. A lui è stata dedicata la Scuola Allievi della Polizia di Stato di Campobasso e ogni 16 marzo c’è una commemorazione pubblica in suo ricordo. Il suo corpo è sepolto a Guglionesi, dove vive la sua famiglia.
(fonte e foto tgcom24.it)