La lunga storia dello Zuccherificio del Molise continua, anche dopo la chiusura avvenuta nel dicembre 2016. A tenere accese le luci sulla vicenda è il comitato degli ex lavoratori dello Zuccherificio, che di recente hanno avuto un incontro a Palazzo d’Aimmo ma che temono dopo le elezioni di essere ancora una volta dimenticati. “La fase finale è cominciata nel novembre del 2014, data la difficile situazione del settore, la dirigenza, sotto forti spinte politiche perché in quel momento l’azienda era controllata al 100% dalla Regione Molise, decide di mettere in cassa integrazione, per “sole 13 settimane”, il personale. Però la realtà è ben diversa, malgrado le rassicurazioni dei politici, nei successivi anni i mesi di lavoro sono stati pochi, la ripresa, più volte ventilata alle maestranze, è stata solo un miraggio, si arriva a dicembre 2016. Dopo alterne vicende e trattative sterili condotte a tutti i livelli regionali e nazionali, la fabbrica chiude e i rimanenti “69” dipendenti vengono messi in mobilità. Lo Zuccherificio ha sempre occupato centinaia di lavoratori perché, oltre i dipendenti fissi, si deve contare il personale stagionale, le ditte esterne, gli autotrasportatori, l’indotto e tutto il mondo agricolo, i posti di lavoro persi per sempre, sono centinaia. Dopo essere stati cacciati dal loro posto di lavoro, continua la serie di promesse, sempre non mantenute, che interessano gli ex dipendenti; in questi ultimi mesi abbiamo sentito una serie continua di eventualità ricollocative che erano praticamente dietro l’angolo. Meccanica pesante, polo logistico, centro scientifico, chimica verde, punto di raccolta agricolo, iraniani, cinesi, addirittura riapertura del Carrefour etc. A queste si sono aggiunte le ‘opportunità’ offerte dalla Regione Molise con i suoi bandi per favorire le assunzioni: tirocini formativi, bonus assunzioni, autoimpiego, corsi formativi e attività presso i Comuni. Ma, finora, nulla di concreto, solo le solite chiacchiere fino alla più grossa, la voce, per ora solo sussurrata e non confermata, di un qualcosa di molto grosso, la possibilità di riapertura dell’impianto. Questa invece è la realtà: Procede, anche se lentamente, la demolizione degli impianti. La massa degli ex dipendenti è in mobilità, il primo gruppo di essi la terminerà tra quattro mesi, mentre gli altri la finiranno a dicembre e dopo si ritroveranno tutti in mezzo ad una strada. Per la Regione è stato abbastanza facile chiudere una fabbrica partecipata, senza offrire nessuna alternativa concreta a chi ci lavora. In più in quest’ultimo anno e mezzo sono state fatte solo promesse vane che hanno illuso tutti. Grazie di tutto ciò”.
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