Costrette a prostituirsi per 20 euro a mezzora, pene ridotte per gli ex gestori di un night

Dimezzata in Appello la condanna a carico di tre persone per reati legati allo sfruttamento della prostituzione, commessi in un night di San Massimo fra il maggio 2006 e il novembre 2007. E’ stata depositata la sentenza della Corte di Appello di Campobasso, presieduta dal giudice Rossana Iesulauro, nella quale i tre imputati A.C., 59enne di Bojano, difeso dall’avvocato Carmine Verde, A.A., 54enne di Bojano, e R.V.A., 33enne romena, difesi dall’avvocato Angelo Piunno, hanno visto quasi dimezzata una pesante condanna tramite l’uso dell’istituto del “concordato in appello”, abolito nel 2008 e nuovamente reintrodotto dalla recente Legge 23 giugno 2017, n. 103 (riforma Orlando). Il meccanismo di tale concordato è lineare: le parti dichiarano di concordare sull’accoglimento, in tutto o in parte, dei motivi di appello, con rinuncia agli altri eventuali motivi. Se i motivi dei quali viene chiesto l’accoglimento comportano una nuova determinazione della pena le parti indicano al giudice anche la pena sulla quale sono d’accordo che la Corte deve valutare se accogliere. I tre imputati rispondevano del gravissimo reato di associazione a delinquere finalizzata ad una serie di azioni legate allo sfruttamento della prostituzione, in violazione della Legge n. 75/1958 (legge Merlin). In particolare, secondo la ricostruzione dell’accusa, A.C. e A.A. gestivano di fatto un noto night club di San Massimo dove favorivano e sfruttavano ragazze rumene dedite alla prostituzione, inducendo o favorendo rapporti sessuali mercenari tra le dipendenti e i clienti, con tariffe – secondo le contestazioni – che si aggiravano intorno ai 20 euro ogni mezzora. I due imputati erano accusati di reclutare in Romania ragazze alle quali falsamente prospettavano un impiego stabile e lecito in Italia, fornendo loro sistemazione ed alloggio nei pressi del night. Per le ragazze veniva previsto anche un “dress-code” e veniva imposto loro di indossare abiti succinti procurati dagli stessi imputati. R.V.A. costituiva per gli inquirenti una pedina fondamentale grazie alla conoscenza della lingua delle ragazze. La sentenza di primo grado aveva visto condanne pesanti consistenti in 4 anni di reclusione ed € 6.000,00 di multa per A.C., mentre 4 anni e 6 mesi di reclusione ed € 5.000,00 di multa per A.A. e R.V.A. Gli avvocati Verde e Piunno hanno concordato con il Procuratore generale una nuova pena ai sensi dell’art. 599 bis c.p.p. e la Corte ha rilevato come il non breve tempo trascorso dai fatti e l’assenza di significative ulteriori espressioni di devianza degli imputati consentissero di ridimensionare la sanzione nei termini concordati. Le condanne sono dunque state notevolmente ridimensionate: difatti la pena per A.C., il quale era anche gravato da precedenti penali specifici, è stata determinata in due anni e tre mesi di reclusione ed euro 700,00 di multa, concesse le attenuanti generiche prevalenti, mentre per gli altri due imputati è stata inflitta la pena di due anni di reclusione ed euro 500,00 di multa con sospensione condizionale.

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