La ricerca dell’ “oro” degli immigrati fra i cassonetti della città

Non hanno bisogno di attrezzature particolari, A scavare, magari, scavano se il termine può essere utilizzato in senso lato. E la loro pratica è ormai diventata una consuetudine a Campobasso. Quello che trovano, se lo trovano, può essere davvero oro ai loro occhi. Oro per loro, scarto per qualcun altro, dipende dalla prospettiva. Da qualche anno anche i molisani convivono con i tanti immigrati che giungono dal mare e sono ospiti nelle strutture di accoglienza, dove possono riposare e mangiare in attesa del loro destino nel nuovo Paese o in un altro vicino. Vestono con abiti altrimenti destinati al macero, capita anche di vedere giubbini da donna addosso a ragazzi di sesso maschile. Per loro non è un problema, l’apparenza non è qualcosa che reputano prioritaria, almeno in questo momento della loro vita. In una di quelle tasche c’è sicuramente un cellulare per comunicare, in un’epoca in cui uno strumento simile sembra essere molto più importante di un abito in più o di un’auto per viaggiare, quasi paragonabile ad uno dei beni di prima necessità. Nei giorni scorsi alcuni campobassani hanno avvistato, ancora una volta, alcuni di quei ragazzi dalla pelle scura rovistare fra i cassonetti dei rifiuti, muniti di ganci improvvisati per tirare fuori un premio per loro da un mare di immondizia e tanfo. Non certo cibo. Magari altri vestiti, vecchie borse, apparecchiature ancora utilizzabili. Ciò che può avere ancora ‘vita’ in mano a qualcun altro e che non trovava più posto in casa dei vecchi proprietari. L’integrazione passa anche per queste scene, accompagnate da sguardi fra la pietà e il disgusto, finché non troveranno una collocazione sociale che, al di là dei progetti messi in campo da enti e associazioni, dovrà probabilmente farsi attendere ancora qualche anno.

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