“Avevo voglia di fare qualcosa per la gente, anche perché fermo non ci so stare. E poi nel corso della mia carriera ho ascoltato tantissime persone. Fare il poliziotto non vuol dire solo condurre indagini e operazioni, significa anche essere a contatto col territorio e con i cittadini. Quando entravo in ufficio certi giorni sembravo un confessore”. Sorride, ripensando con piacere a quei momenti. “Magari si rivolgevano a me anche per questioni che non erano di nostra competenza, ma mentre ascoltavo si attivava in me un meccanismo, il bisogno di trovare la soluzione a quel problema”.
Aveva mai pensato di intraprendere la strada della politica in passato?
“In realtà ho sempre avuto repulsione per questo mondo, però l’ho vissuto da elettore restando sempre un simpatizzante per la sinistra, in maniera critica. Di fronte a questa opportunità ho dovuto fare pace con me stesso”.
E quindi ora si ritrova lei a parlare con la gente per chiedere un sostegno?
“No, assolutamente. Diciamo che per questione di reticenza non vado a chiedere voti, quantomeno a nuove persone. Piuttosto mi capita di fermarmi a parlare per strada con qualcuno che conosco, magari sono proprio loro che tirano fuori l’argomento, ci confrontiamo, mi esprimono il loro parere. Chi mi stima e vuole votarmi mi voterà”.
“Non ho interessi a sistemare nessuno. Agireri nel solco di quanto fatto in questi anni. Cercherei di essere sempre presente e ascoltare le esigenze delle persone. In questo momento mi sento un elemento di rottura. Credo che bisogna lavorare su quello che abbiamo. Inutile parlare di industria dove nessuno intende investire in tal senso. La politica non può creare posti di lavoro ma può crearne le condizioni. E questo è possibile anche grazie ad una studiata sburocratizzazione. La pastorizia, l’agricoltura, sono attività che costituiscono un nesso causale col territorio. Bisogna dare spazio all’imprenditoria, venire incontro soprattutto ai ragazzi in nuove iniziative, per loro bisogna dare il massimo. Poi è necessario prevedere anche aiuti a famiglie in difficoltà. Sul fronte del turismo, sarei favorevole ad uno sportello regionale che dia massima divulgazione su cosa visitare a chi viene da fuori. Sulla questione immigrati, va bene l’accoglienza ma serve anche buon senso. Se non si è in grado di dare una vita dignitosa a queste persone, le illudiamo, si generano problemi sociali, e nei casi estremi episodi di malcostume e di illegalità. E siamo solo all’inizio. Ci vogliono più regole, dei limiti, e in questa regione abbiamo fatto più di quello che potevamo dare. Anche se in Molise siamo brava gente, un po’ chiusi magari ma non omertosi, il controllo sociale è molto forte e così non è stato dato modo alla criminalità organizzata di insediarsi in questo territorio. Sono infine favorevole alla riduzione dei privilegi, le persone vogliono veder sparire l’immagine della classe politica come casta”.
Quali solo le qualità che metterà a disposizione della politica?
“Capacità di ascolto e risoluzione dei problemi”
Quanto inciderà, secondo lei, il quadro nazionale e l’esito delle elezioni del 4 marzo sulle Regionali?
“Il voto locale è maggiormente legato alla conoscenza diretta delle persone. Ci saranno comunque coloro che manifesteranno il loro dissenso in una forma o nell’altra”.
Ci sono amici che saranno suoi concorrenti alle elezioni?
“Si, ci sono. E ci siamo fatti un ‘in bocca al lupo’ a vicenda”.