Ha lavorato per anni dietro le quinte della vita politica e ora vuole provare a metterci la faccia, candidandosi nella lista Unione per il Molise. Impegnata da sempre nel sociale e a sostegno degli ultimi, abbiamo già immaginato per lei una possibile delega a Palazzo d’Aimmo. Innanzitutto, può presentarsi.
“Mi chiamo Beatrice Matalone, ho 50 anni e sono una mamma capofamiglia. Ho tre splendidi figli, di cui due studenti universitari. La passione per la politica e la sua funzione sociale non è questione recente: sono impegnata, in prima persona, da tanti anni sia a livello partitico che a livello istituzionale potendo vantare collaborazioni professionali con i gruppi consiliari ormai ultradecennali. Naturalmente, sono sempre stata e sempre sarò dalla stessa parte. Non mi troverete mai in altri schieramenti, né con altre ideologie. Sono nata di sinistra, antirazzista ed antifascista e resterò così, senza ombra di fraintendimenti“.
Lei ha lavorato molto nel sociale. Come stanno i molisani e che situazioni ha conosciuto?
“La mia esperienza è soprattutto di volontariato; da questo osservatorio speciale ho contatti con migranti, fasce deboli della popolazione, bambini che per motivi diversi erano ricoverati negli ospedali, associazioni che tutelano e proteggono persone che hanno bisogno. Questo mondo lo vivo, non lo guardo dall’esterno; per questo spesse volte rabbrividisco nel leggere posizioni così distanti dalla cura dell’altro che ognuno di noi dovrebbe praticare. E’ un mondo che arricchisce il cuore e che poi rende il tuo vivere quotidiano migliore perché legato all’altro, concretamente e non a parole. Mi piace ricordare anche la splendida esperienza ultradecennale che ho potuto compiere con i ragazzi di Chernobyl, avendo ospitato per undici anni una splendida bambina diventata donna, che sento come la mia quarta figlia. Sono stata segretaria del Forum del Terzo Settore, sono socia di una cooperativa che si occupa di commercio equo e solidale, sono stata e sarò sempre in prima linea nelle battaglie a difesa dei diritti, delle diversità e degli ultimi. Impegni concreti, ribadisco, e non solo parole e gesti che servono a fare vetrina. Il “mondo” che osservo e che vivo quotidianamente riflette le esigenze di maggiori tutele, di possibilità occupazionali, di impegni concreti che devono – e sono certa che il centrosinistra interpreta queste necessità e se ne fa carico – essere messi in campo ma soprattutto occorre ascoltare questi microcosmi che quotidianamente hanno bisogno di sapere che hanno un ruolo nella vita politico-istituzionale della nostra regione“.
Quali sono le sue migliori qualità che pensa di sfruttare per la vita amministrativa?
“Da mamma che si occupa del sostentamento della propria famiglia, che deve far quadrare i conti per poter programmare al meglio le necessità da soddisfare, che deve pensare al futuro dei propri figli in maniera concreta dando loro le stesse opportunità, credo che la via migliore per impegnarsi nella vita amministrativa sia trasferire questo modo di affrontare la quotidianità nella Istituzione. Occorre sì far quadrare i bilanci ma nello stesso tempo bisogna garantire pari opportunità e pari ridistribuzione delle risorse affinché nessuno rimanga indietro. Sono però una donna che si mette sempre in discussione, che affronta i temi, li approfondisce e da questo impegno di certo trarrò altri stimoli per nuove e congrue proposte“.
Cosa vorrebbe proporre al Consiglio non appena eletta?
“Potenziare il centro antiviolenza e le case rifugio; ricordo che questa è stata una delle prime leggi regionali della legislatura che si conclude in questi giorni, a marchio centrosinistra; effettiva realizzazione di opportunità lavorative per giovani e meno giovani che perdono il lavoro e che non hanno l’età né per accedere agli incentivi statali né per andare in pensione; aiuti alle famiglie in difficoltà e non solo a quelle che hanno almeno 4 figli; concretizzazione dei registri che riguardano numerose patologie e non solo quindi quello dei tumori, per arrivare ad una sanità pubblica tarata sugli effettivi bisogni“.
Quote rosa…
“Partendo dal presupposto che sono per il merito e non per le quote riservate, credo che questa legge elettorale aiuti quantomeno ad uscire dal limbo della mancata presenza delle donne nelle liste. Oggi abbiamo quest’arma, che spero sia temporanea: l’elettore può scegliere un candidato e una candidata facente parte della stessa lista e quindi abbiamo – per legge – la possibilità di esserci, contare e finalmente farci valere. Sono convinta che le donne abbiano una marcia in più, e non me ne vogliamo i colleghi maschi! Abituate come siamo ad affrontare ogni tipo di problema, a risolverlo con i mezzi a disposizione, a individuare strategie per la quotidianità che ogni famiglia vive, ad essere multitasking e quindi a lavorare con risultati su molti fronti contemporaneamente, credo che possiamo essere il valore aggiunto della politica regionale”.
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