In merito all’interrogazione del consigliere comunale Francesco Pilone tenutasi il giorno 27 maggio e relativa alle carenze igieniche e al rischio intrusioni nel centro antiviolenza Liberlauna, interviene la presidente Mariagrazia La Selva “in quanto, come donna e come presidente di un’associazione che da ben quattro anni si occupa di violenza e discriminazioni, mi sento in dovere morale di ringraziare chi prende seriamente una segnalazione di un disagio vissuto affinché il lavoro di noi tutti a sostegno delle donne possa essere sempre più efficace ed efficiente”. Continua La Selva: “La casa rifugio gestita dall’ambito territoriale di Campobasso è sicuramente una grande risorsa per il nostro territorio, ma dobbiamo anche considerare che per una donna vittima di violenza ritrovarsi a vivere condividendo con altre donne e minori, un alloggio, che per una filosofia da comprendere, non ha delle figure professionali all’interno, come qualsiasi altra struttura di accoglienza, potrebbe generare nelle donne una difficoltà di gestione. Consideriamo inoltre che per una vittima abbandonare la propria abitazione con pochi beni propri per poi ritrovarsi in una casa con estranee, ognuna di loro con storie difficili alle spalle e con dei disturbi post traumatici relativi alle violenze subite tra cui anche l’incapacità di prendersi cura di se stesse e degli ambienti che le circondano, è sicuramente un ulteriore trauma. Pertanto sarebbe auspicabile riservare una stanza anche ad un’operatrice che possa collaborare con le ospiti e rendersi disponibile a sostenere una dignitosa condivisione degli alloggi. Purtroppo anche noi attraverso il numero verde messo a disposizione delle donne, abbiamo ricevuto delle segnalazioni, ma compete alle Istituzioni farsene carico, senza dare per scontato che le emerse segnalazioni siano semplicemente “ lamentele postume….. “, né “notizie infondate e strumentalizzate….. “ così come si legge sui quotidiani che in questi giorni hanno diffuso la notizia. Il mio auspicio è quello di rendere la permanenza di queste donne e dei loro figli nelle varie strutture di riferimento, il più tempo breve possibile, rilevando che oggettivamente la lotta di noi operatori e professionisti deve mirare a rendere più celere i procedimenti di allontanamento del maltrattante, dalla casa coniugale. In merito, alla dichiarazione di strumentalizzazione di questa vicenda da parte del consigliere che si è fatto portavoce di una donna vittima di violenza, mi discosto completamente, in quanto è dovere di tutti prendere in considerazione uno o più racconti di disagio vissuto per migliorare la filosofia di approccio a questa tematica”.
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