Un #fioredacciaio al vertice del contesto mondiale del basket tre contro tre. Nel quartetto dell’Italbasket oro alla World Cup di Manila nelle Filippine brilla l’atteggiamento sbarazzino di Giulia Ciavarella, prima tra le confermate del progetto Magnolia per la stagione 2018/19 (particolarmente lungimirante la dirigenza rossoblù le aveva fatto firmare un contratto pluriennale).
GIORNATA MEMORABILE. Per Ciava (questo il nomignolo affibbiatole dalle compagne nella scorsa stagione) ed il resto del gruppo azzurro formato da D’Alie (tra l’altro designata mvp della rassegna), Rulli e Filippi è un martedì inteso che parte già da una sfida molto difficoltosa ai quarti contro gli Stati Uniti.
YANKEES GO HOME. Di fronte alla rappresentativa a stelle e strisce, Ciavarella mette a segno cinque punti ed è determinante sia con i suoi canestri, ma anche con la presenza a rimbalzo e tanta concretezza per dare manforte ad una squadra che si impone 17-14 sulla selezione americana.
MURAGLIA MAGNOLIA. Decisiva l’ala delle magnolie, lo è anche nella sfida contro la Cina in cui, oltre ai cinque punti realizzati (top scorer assieme a D’Alie) mette a segno anche una stoppata da applausi che ricaccia il tentativo di rientro delle asiatiche, numero uno del seeding e della classifica mondiale, e vale il biglietto per la finale contro la Russia in casa delle azzurre (che nel torneo nelle Filippine hanno subito una sola sconfitta, peraltro sul finale e per mano di due tiri liberi, contro la Repubblica Ceca).
ARMATA IRIDATA. Nell’ultimo atto contro le ex sovietiche Ciavarella mette a segno tre punti, ma si fa sentire a rimbalzo ed anche negli assist armando una delle triple di D’Alie che scava il solco. Il resto sono sorrisi e tanta felicità per le azzurre del coach Angela Adamoli, entusiasta per il lavoro delle sue ragazzi, al pari del vicepresidente federale Mara Invernizzi (sulle tribune del PalaVazzieri in occasione del match interno delle rossoblù contro il San Raffaele Roma) prima tifosa nell’arena del gruppo azzurro, capace di attirarsi ben presto le simpatie del pubblico filippino.
FIDUCIA RIPAGATA. Più giovane del quartetto azzurro, Ciavarella ha vissuto con grande soddisfazione il successo non trovando quasi le parole, tanto da essere ‘tirata per la t-shirt’ dalle compagne (in particolare D’Alie in versione presentatrice e traduttrice, ndr) in occasione della conferenza stampa della Fiba (la federazione internazionale, ndr) successiva alla finalissima. “Sinceramente non pensavo nemmeno di poter prendere parte ai Mondiali – ha affermato con grande modestia – ma da parte mia ce l’ho messa tutta in ogni raduno, dando sempre il massimo, mettendoci cuore e sacrificio e tutto quello che avevo dentro. E così, quando ho ricevuto la convocazione, mi sono messa a piangere. Poi, però, mi sono detta: va bene, sono con giocatrici di un certo livello. Devo dimostrare di poter dare il mio contributo. E devo ringraziare le mie compagne e lo staff per la fiducia che mi hanno trasmesso ogni giorno”.
COLLARE D’ORO. Con questo successo, tra l’altro, Ciavarella entra anche nella storia del basket italiano, perché mai una nazionale italiana aveva vinto un titolo iridato e così sarà, assieme alle compagne, la prima a ricevere – per la pallacanestro – il collare d’oro del Coni.
Rinnovo per Reani. Intanto Laura Reani, l’ala-pivot della Magnolia Campobasso, diventa la terza nell’ordine delle conferme, per la stagione 2018/19, in seno al roster rossoblù griffato La Molisana. A Campobasso in queste ore la giocatrice veronese – oltre a siglare l’accordo che la legherà al team rossoblù per la stagione in arrivo – si è già messa a lavorare in palestra per arrivare con il massimo della carica al prossimo torneo. “Sono particolarmente felice – spiega – di poter dare ancora il mio contributo a questo team. Non appena finito il campionato, subito avevo espresso al coach il mio assenso ad un’eventuale prosecuzione di quest’avventura. A Campobasso si sta davvero bene e c’è grande passione e questo, per ogni giocatrice, è un dettaglio di non poco conto. Per me che arrivavo da una città come Verona, magari, c’era da capire un po’ i meccanismi di una nuova realtà all’inizio, ma sinceramente da subito mi sono sentita a casa”.
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