La Corte d’Assise d’Appello di Napoli ha assolto Domenico Felice dall’accusa dell’omicidio del 30enne di Baranello Lucio Niro “per non aver commesso il fatto”. Una sentenza arrivata nel pomeriggio di oggi e che lascia ancora il caso, risalente alla notte fra il 10 e l’11 febbraio 2008, senza un colpevole. I giudici hanno accolto la richiesta della Procuratore Generale e della difesa secondo cui non vi sarebbero elementi per imputare l’episodio al 40enne agricoltore di Santa Croce del Sannio. Confermata dunque la sentenza di primi grado, impugnata successivamente dalla Procura. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni. “Dispiace come sono andate le cose, al momento è difficile pensare che il processo avrà un seguito in Cassazione visto che lo stesso Procuratore Generale ha ritenuto irrilevanti i motivi dell’impugnazione della sentenza di primo grado – il commento dell’avvocato Angelo Piunno, che cura gli interessi della famiglia Niro. – Cercheremo nuovi elementi. Purtroppo le indagini di questo caso sono iniziate male, avviate 48 ore dopo l’omicidio. Inizialmente si pensava ad un incidente. Invece sarebbe stato possibile effettuare lo Stub o altri accertamenti che sono decisivi nelle ore immediatamente successive all’episodio”. Due in particolare i punti su cui l’avvocato Piunno ha cercato di fare leva: le minacce di morte che Felice, innamorato della fidanzata di Lucio Niro, avrebbe rivolto nei confronti di quest’ultimo, riferendole alla ragazza, e le versioni non concordanti delle testimonianze sull’alibi dell’imputato, che nel corso del processo si è sempre avvalso della facoltà di non rispondere. Come si ricorderà, il giovane di Baranello venne rinvenuto la mattina dell’11 febbraio del 2008 a bordo della sua Fiat Brava contro un albero. Quella notte stava tornando da Morcone, dov’era la sua fidanzata, verso casa a Baranello, quando venne raggiunto da un colpo di fucile risultato fatale. I sospetti caddero su Domenico Felice. Durante una perquisizione gli inquirenti ritrovarono anche un fucile calibro 12. Ma la detenzione dell’arma non fu sufficiente per stabilire che possa essere stato lui a imbracciare il fucile quella notte e puntarlo verso l’auto del 30enne molisano. Resta tuttavia assurdo che a distanza di 10 anni questa vicenda resti senza un colpevole.
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