‘Protezione’ e botte nei pub della movida campobassana. Richieste pesanti del pm: carcere fino a 9 anni

Minacce di morte, estorsioni, botte, danneggiamenti ai locali: sono diverse le contestazioni contenute nell’inchiesta della Polizia di Stato, coordinata dalla Procura di Campobasso, denominata ‘Sei Torri’ che a inizio 2013 portò all’arresto di una decina di persone e il cui processo di primo grado è alle battute finali. Il pm Roberto Gallucci ha formulato richieste di condanna per reati che vanno dall’associazione a delinquere alla minaccia e all’estorsione, dal danneggiamento alle lesioni personali e alla violenza a pubblico ufficiale, fino a un massimo di 9 anni di reclusione: in particolare 9 anni e 3 mesi di reclusione per i fratelli M.C. e A.C., 43enni campobassani, 5 anni e 9 mesi di reclusione per i campobassani L.C. 31enne e V.S. 53enne, 4 anni e 7 mesi di reclusione per E.G. 45enne campobassano, 2 anni e 2 mesi per R.R. 44enne campobassano, e un anno per L.I., 30enne campobassano, e F.F., 50enne di Bojano. Chiesta l’assoluzione per G.C., 36enne campobassano. Secondo l’accusa, ribadita dal pm, il gruppo aveva composto un vero e proprio sodalizio criminale di stampo mafioso attraverso cui imporre la propria protezione ad alcuni locali notturni del capoluogo e dell’hinterland attraverso minacce e azioni dimostrative, o vere e proprie ritorsioni con danneggiamenti e aggressioni fisiche in caso di rifiuto o comportamenti che andavano contro gli interessi dell’associazione. Le contestazioni si riferiscono al periodo fra aprile e settembre 2012. “Non esisteva alcuna associazione a delinquere, tanto meno a stampo mafioso”, ha evidenziato l’avvocato Carmine Verde, uno dei legali protagonisti delle arringhe difensive che hanno caratterizzato l’udienza di questa mattina nel Palazzo di Giustizia di Campobasso. “Le intercettazioni telefoniche parlano di un’altra verità”, ha continuato l’avvocato, che ha anche fatto leva su testimonianze talvolta contrastanti o che non davano riscontro alle accuse portate in aula. E’ soprattutto sul reato associativo che si svolge la battaglia dei legali ma anche su singoli episodi che, secondo la difesa, sono stati gonfiati o non sono mai avvenuti. Il collegio penale composto dai giudici Di Dedda, Scarlato e Candigliota emetterà sentenza fra una settimana, esattamente l’11 luglio.

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