Con ordinanza n. 3129/2018, pubblicata oggi 6 luglio, la Quinta Sezione del Consiglio di Stato ha accolto l’appello cautelare proposto dall’Associazione “amici del tartufo” e da decine di cavatori di Macchiagodena e ribaltato il verdetto del Tar Molise, sospendendo gli atti regionali di riconoscimento e affidamento della tartufaia di Macchiagodena al consorzio privato “tuber macchiagodenese”. Il pronunciamento ha stabilito che “il ricorso risulta assistito da fumus boni iuris, in quanto la natura produttiva e la evidente rilevanza economica della tartufaia ostano – alla luce dei noti principi a tutela della concorrenza di rilievo costituzionale ed eurounitario – alla possibilità che la stessa sia oggetto di un affidamento diretto a semplice domanda (destinato, potenzialmente, a ripetersi in perpetuo)”, ritenendo “prevalente l’interesse dei ricorrente a ripristinare (anche sull’area oggetto del provvedimento impugnato) la situazione di libera ricerca dei tartufi (cfr. Cons. Stato, sez. V, ord. 18 febbraio 2016, n. 520) venuta meno per effetto del provvedimento impugnato”. “Il Consiglio di Stato ha ripristinato un principio ormai consolidato in materia di concessione di beni pubblici suscettibili di sfruttamento economico, come nel caso del territorio comunale destinato a tartufaia controllata in assenza di procedure selettive e di corrispettivi economici. Il pronunciamento ha, pertanto, disposto la sospensione degli atti regionali di affidamento della stessa tartufaia al consorzio privato, riaffermando il principio della libera ricerca e raccolta”, il commento degli avvocati dei ricorrenti Margherita Zezza, Pino Ruta e Massimo Romano.
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