“Mi chiamo Maria Luisa Ruscitto, sono nata a Cercemaggiore il 5 maggio 1844, e qui sono morta il 4 novembre 1903. A 18 anni ho incontrato il brigante Michele Caruso e sono entrata a far parte della sua banda. Quando lui fu catturato e fucilato, io ero già in carcere: ho infatti scontato 25 anni di lavori forzati per essere stata brigantessa anch’io, al suo fianco”. Inizia così la rappresentazione teatrale che il locale gruppo dei Torlontò presenta sabato 21 luglio a Cercemaggiore, alle ore 20,30. A fare da scenario è la località Santa Maria a Monte, a ridosso del paese, alberi e radure sono il palco naturale su cui si snodano i tre atti in cui è articolata la recita. Si ripercorre la storia della brigantessa di Cercemaggiore Maria Luisa Ruscitto, che fu compagna del brigante Michele Caruso e che, catturata, scontò 25 anni di lavori forzati per aver ucciso, in uno scontro, un ufficiale dell’esercito piemontese. La sua storia viene inserita nel più ampio contesto del brigantaggio centro-meridionale; pertanto sulla scena si susseguono, accanto a lei, personaggi briganteschi come Giuseppe Schiavone e la sua donna Filomena Pennacchio, Rosa Giuliani, Antonio Secola, ovviamente lo stesso Caruso. I vari episodi vengono presentati come flashback, come ricordi che la brigantessa Maria Luisa in carcere ripercorre nella mente tappa dopo tappa: armi e amori, speranze e gelosie, bontà e cattiveria. Questa è la prima rappresentazione teatrale di una trilogia dedicata al brigantaggio e che vedrà, il 13 agosto, la presentazione di “La consegna. Rituali di matrimonio al tempo dei briganti”, e il 16 dello stesso mese “Cicche Sementa. Il brigante Francesco Sabatino”. Con queste iniziative si vuole tentare di approfondire il complesso e tragico fenomeno del brigantaggio postunitario e di conoscere più da vicino coloro che localmente ne furono implicati, protagonisti inconsapevoli della grande storia: su di essi i libri hanno calato un velo di oblio, i documenti che potrebbero aiutare a conoscerli nella loro realtà storica sono stati dispersi – forse volutamente -, ma questi uomini e queste donne sono ancora vivi nella memoria orale, trasformati in leggenda. L’iniziativa, che ha il patrocinio del Comune di Cercemaggiore e della Parrocchia Santa Maria della Croce, vede la collaborazione della Pro Loco Giovani Cercesi, dei Cavalieri della Grande Quercia, dei Baloma Bikers e del Gruppo Santa Maria della Libera.
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