Un cittadino somalo richiedente asilo, M.M.A. di 29 anni, entrato in Italia nel maggio del 2015, è stato espulso dal territorio nazionale grazie all’attività svolta dalla Polizia di Stato – DIGOS di Campobasso. Lo stesso, compagno di stanza all’interno del centro di accoglienza di Campomarino (chiuso nel dicembre 2017), del già noto cittadino somalo, di 23 anni, che era stato arrestato dalla locale DIGOS nel marzo 2016 per istigazione al terrorismo e successivamente condannato a 2 anni e 6 mesi di reclusione dal Tribunale di Campobasso (sentenza confermata in appello e resa definitiva per inammissibilità del ricorso in Cassazione), è stato indagato nell’ambito del medesimo procedimento penale, poiché durante le attività investigative, svolte con metodologie tradizionali, ha evidenziato un forte legame con l’arrestato, dimostrando di condividerne ideologia ed intenti. A conclusione delle indagini, tuttavia, non vi erano sufficienti elementi per una richiesta di rinvio a giudizio da parte dell’Autorità Giudiziaria. Pertanto la DIGOS segnalava la pericolosità del soggetto alla locale Prefettura che, nel giugno del 2017, disponeva la revoca delle misure di accoglienza, con successivo Ordine del Questore di Campobasso di accompagnamento presso il Centro di permanenza e rimpatrio di Restinco (BR). All’interno del Centro pugliese, il cittadino somalo balzava ancora all’attenzione della locale DIGOS poiché, a seguito di denuncia sporta nel maggio 2018 da un ex mediatore culturale del centro di accoglienza di Campomarino, per minacce a mezzo telefono, l’attività investigativa consentiva di denunciare il predetto all’Autorità Giudiziaria in concorso con un altro cittadino tunisino, T.A. di 32 anni, che era stato materialmente autore delle telefonate intimidatorie dietro impulso del somalo. I motivi che hanno portato lo straniero a commettere il reato sono da ricondursi al risentimento nei confronti dell’ex operatore, ritenuto responsabile della sua conduzione nel centro di rimpatrio pugliese. Pochi giorni fa M.M.A. è stato dimesso dal centro brindisino ed espulso dal territorio nazionale con rimpatrio in Somalia, mentre il cittadino tunisino, coautore del reato, è stato rimpatriato con volo charter verso lo Stato di origine.
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