E’ stato scelto anche uno slogan in occasione del primo Molise Pride in programma domani pomeriggio fra le strade di Campobasso: ‘Molise rEsiste’, diventato ormai un tormentone in risposta al ‘Molise non esiste’ che è rimbalzato negli anni in più parti d’Italia. Madrina della manifestazione Vladimir Luxuria. “Un grande motivo d’orgoglio per la nostra regione – afferma la presidente di Arcigay Molise, Luce Visco – che dimostra di essere all’avanguardia e al pari delle altre 27 città che hanno ospitato il Pride quest’anno in Italia”. Per gli organizzatori il ‘Molise Pride’ vuole essere un evento “di frontiera, di una terra difficile, spesso dimenticata e che non può dimenticare a sua volta le esigenze dei propri concittadini Lgbt. Un Pride di tutti e un Pride per tutti – aggiungono – che vedrà il coinvolgimento anche di tante persone eterosessuali, alleate nella lotta contro l’omofobia e nella difesa dei diritti Lgbt”. Intanto, fanno sapere dall’Arcigay Molise, nonostante la Regione non abbia patrocinato l’evento, il Governatore Donato Toma ha “ufficialmente inviato i saluti ai partecipanti”. A Campobasso si annunciano presenze di delegazioni Arcigay di Puglia, Abruzzo, Lazio e Campania e di famiglie Arcobaleno. Ad animare la giornata sarà Nadia Girardi, ex presidente di Arcigay Basilicata, ideatrice del primo Potenza Pride e Ivana Tram. La manifestazione è in programma alle 16 con partenza da Piazza Vincenzo Cuoco, nei pressi della stazione ferroviaria, e si muoverà per le vie del centro di Campobasso, attraversando anche Corso Vittorio Emanuele. (fonte Ansa)
Diversi i movimenti politici e le associazioni che prenderanno parte alla manifestazione. Fra questi la Cgil, Potere al Popolo, Laboratorio Progressista.
L’adesione della Cgil, Spina: “Sull’amore non sindachiamo”. La CGIL del Molise, rilanciando questo slogan, aderisce al Molise Pride previsto a Campobasso per sabato 28 luglio. “Mai come oggi crediamo sia necessario affermare il diritto all’autodeterminazione per liberarci da ogni forma di discriminazione”, commenta il segretario Franco Spina. “Siamo convinti che per vincere questa ed altre battaglie sui diritti civili, sociali e del lavoro, dobbiamo muoverci tutti insieme, in modo trasversale, a partire anche dagli stessi luoghi di lavoro. Il Pride è l’occasione per ribadire con forza i valori progressisti, democratici, di uguaglianza e solidarietà sociale contro ogni forma di razzismo. La CGIL continua a ritenere le diversità un arricchimento e le lotta per la conquista e la difesa dei diritti – di TUTTI I DIRITTI – un punto irrinunciabile senza se e senza ma. La nostra società, le istituzioni e la politica debbono continuare ad operare lungo un percorso che garantisca a tutte e tutti di vivere liberamente le proprie scelte nella sfera dei sentimenti e della sessualità, senza intaccare minimamente i diritti nel lavoro, nelle relazioni sociali e nella vita quotidiana. La CGIL del Molise è preoccupata per il clima di regresso che si percepisce in alcune dichiarazioni di politici e di rappresentanti istituzionali: quotidianamente vengono proposte posizioni pericolose e inaccettabili che minacciano i diritti di uomini, donne e liberi cittadini. Troppo spesso si dimentica che le famiglie arcobaleno sono una realtà ormai da tempo e hanno diritto ad essere rconosciute. I diritti civili, insieme a quelli sociali danno una connotazione di progresso netta e precisa ai paesi che li adottano. Il loro consolidamento segna una cultura democratica che si rafforza accrescendo la fondamentale coesione dei cittadini. Per tutti questi motivi, confermiamo la nostra vicinanza alle associazioni e ai cittadini che sabato 28 sceglieranno di manifestare affermando la possibilità di operare scelte di libertà civile. Resta il rammarico nel constatare che ancora in tanti, forse troppi, pur rappresentando istituzioni laiche e democratiche, decideranno di non aderire. A nostro avviso si perderà una bella occasione per contribuire alle battaglie per i diritti civili, fondamentali in ogni democrazia che si rispetti”.
L’adesione di Potere al Popolo: “Questione di genere è come questione di classe”. Potere al popolo Molise aderisce e partecipa al Molise pride del 28 a Campobasso. Lo farà portando all’interno della manifestazione il proprio approccio alla questione dei diritti delle donne e delle persone lgbtqi. “Il punto, per noi, è che la questione di genere si intreccia indissolubilmente con la questione di classe. Noi lottiamo contro ogni genere di oppressione e non ci sfugge il fatto che le discriminazioni che le persone lgbtqi subiscono ogni giorno in quanto “genere” si aggiungono alle ingiustizie e alla violenza che tutta la nostra classe subisce sui luoghi di lavoro, così come in tutti gli aspetti della vita sociale, finanche nell’accesso negato ai servizi essenziali. In questo senso inquadriamo le rivendicazioni dei cosiddetti diritti civili. Il matrimonio, ad esempio, oltre ad assumere un carattere egualitario diventa, nella prospettiva che auspichiamo, uno degli strumenti pensati per liberare il concetto di famiglia da ogni richiamo ad una tradizione basata sull’esclusione. Si tratta dunque di ripensare il matrimonio per tutte le persone, non solo per le coppie omosessuali. Lo stesso discorso vale dunque a proposito di genitorialità: noi crediamo che vadano cambiate radicalmente le modalità di accesso alle tecniche di fecondazione assistita e alle adozioni, da cui attualmente sono escluse tante categorie, al di là dell’orientamento sessuale (pensiamo, ad esempio alle persone single, come anche ai precari in generale). L’esempio calzante di come siano legati diritti civili e diritti del lavoro è quello delle discriminazioni sui luoghi di lavoro che vede le persone lgbtqi tra le categorie più colpite. E questo è reso possibile a causa dell’attacco ai diritti sociali e del lavoro che gli ultimi governi hanno perseguito. L’idea fondamentale che intendiamo portare avanti è che tutte le questioni relative ai diritti debbano essere affrontate insieme, contemporaneamente. Una battaglia fondamentale, tanto per cominciare, è quella per i diritti di autodeterminazione sul proprio corpo in un sistema sanitario ormai egemonizzato dalle ideologie clericali. Nel nostro programma, specificatamente al mondo lgbtqi, abbiamo individuato diversi temi: il divieto delle mutilazioni genitali subite da* bambin* intersex per motivi puramente cosmetici e culturali, con tutti i danni fisici e psicologici che ne conseguono; la mutuabilità della profilassi pre-esposizione per l’HIV, per permettere libertà di scelta sui metodi di prevenzione e renderla sicura e efficace; una legge per le persone trans che limiti l’arbitrarietà decisionale dei tribunali riguardo alla modifica dei documenti. Lottare per i diritti di tutt* significa affermare il principio che ciascun* possa realizzare se stesso liberandosi dai condizionamenti di una società violenta e patriarcale, e in ciò guadagnare la piena felicità”.
Lanza (Laboratorio Progressista): “Amici derisi per la loro omessualità”. Un ricordo indelebile nella mia mente, era l’estate del 1976, il nostro punto di ritrovo era il muretto della centralissima villa dedicata all’Architetto Berardino Musenga a Campobasso, meglio conosciuta come villa dei Cannoni: Da lontano intravidi un ragazzo della mia età che camminava da solo a passo svelto sul corso antistante la villa, ogni sette passi un insulto, la parola era sempre la stessa, volgare, alludeva all’omosessualità del ragazzo, “ricchiò” e contemporaneamente un ghigno beffardo animava il volto di chi la usava e dei suoi “amici”. Qualche giorno dopo rividi il ragazzo con un mia amica, colsi a volo l’occasione e mi fermai con loro a parlare come per rafforzare in quel momento che il “ricchiò” non era solo, non era “il diverso”. Ricordo molto bene, come ricordano i mie amici di allora e di oggi, che quell’estate andai in vacanza con quel ragazzo, andammo in Sardegna e fu una bellissima vacanza. Nacque un’amicizia che durò negli anni. Una manciata di anni dopo, a Campobasso, io e due amici aprimmo nell’1984 il primo locale serale, un Pub, “la paninoteca Poldo”, a ruota seguì il “city label”. Quando chiudevamo i nostri locali a notte fonda, spessissimo ci si ritrovava tutti insieme, con quel ragazzo del ’76 con i suoi e i nostri amici omosessuali, con la naturalezza di chi si sceglie per affinità intellettive non per convenzione sociale”.