“Il rapporto SVIMEZ, presentato ieri, conferma in maniera inequivocabile l’estrema necessità di interventi urgenti e drastici sul fronte del lavoro e del sociale”. E’ il segretario della Cgil Molise Franco Spina ad analizzare il dato che vede il Molise l’unica regione con Pil negativo. “In effetti, non è una novità assoluta che il meridione sia in difficoltà occupazionale rispetto al centro nord, così come non è una novità la conferma che esista un differenziale cospicuo tra queste due aree del paese per quanto attiene il reddito delle famiglie. Quello che continua a preoccuparci e che necessità di attenzione è l’affermarsi del continuo esodo dal sud verso altre destinazioni. Ad andare via sono sempre di più i giovani tra i 15 e i 34 anni. Tale esodo contribuisce all’aumento dell’età media di coloro che lavorano (ormai sempre più over 55) e compromette seriamente le possibilità di riscatto del Mezzogiorno d’Italia, dove aumenta la popolazione anziana con scompensi enormi nei territori piccoli e nelle aree interne fortemente a rischio desertificazione. Occorre con forza ribadire anche nella conferenza stato regioni, la necessità di un piano straordinario nazionale per il meridione. È del tutto evidente che non tutto il Sud sia parimenti in sofferenza, ma nel complesso emerge l’incapacità di agire rispetto ad un contesto sociale a rischio ormai da anni. Per quanto attiene la nostra Regione, la certificazione che siamo l’unica realtà con un Pil negativo, evidenzia che oltre ai problemi di spopolamento, disoccupazione ed emigrazione di giovani, esiste una difficoltà strutturale del tessuto produttivo nel suo complesso. Questo dovrebbe far riflettere molto la classe dirigente. Il Molise continua in una lenta ma progressiva azione di impoverimento generale. Come uscire da questa situazione? La CGIL, ad esempio, ha più volte criticato senza mezzi termini il modo in cui sono stati utilizzati i fondi comunitari 2014/2020 destinati alla nostra regione. Essi sono stati spesi in percentuali irrisorie a fronte, invece, di un disastro sociale sotto gli occhi di tutti. Apprendere dallo stato di attuazione del POR Molise FESR FSE 2014/2020 che, “a valere sul FSE asse 7 (inclusione sociale e lotta alla povertà)” al 30 giugno di quest’anno sono stati spesi ZERO euro a dispetto di una possibilità di spesa pari a 3.391.484,26 euro, da impiegare entro il 31 dicembre 2018, è una cosa che ci lascia senza parole. Così come sull’asse 6 del FESR (occupazione) sono stati spesi solo 1.309.449,71 euro a fronte di una possibilità pari a 6.935.841,76, sempre da spendere entro il 31 dicembre 2018. Eppure vi sono ex lavoratori senza alcun reddito che attendono interventi valevoli per le politiche attive e passive. Di recente, qualche segnale si intravede, ma nel complesso siamo ancora troppo lontani dall’obiettivo di riattivazione e ricollocazione dei lavoratori. Tutto questo è per noi molto preoccupante, così come è preoccupante l’idea di molti che il rilancio occupazionale passa esclusivamente riducendo i diritti del lavoro e abbassando le tutele. Lo stesso rapporto SVIMEZ, conferma l’estrema necessità che le politiche governative, sia nazionali che regionali, si concentrino sulla necessità di riattivare interventi pubblici che sono gli unici in grado di generare da subito una ricaduta occupazionale e richiamare investimenti anche privati. I dati pubblicati confermano che la ripresa in alcune aree del Sud è stata trainata essenzialmente dalla ripresa degli investimenti nelle opere pubbliche e in aggiunta dall’industria. Questo in Molise non è successo, l’edilizia è al collasso, gli investimenti in opere pubbliche a valere sui finanziamenti comunitari più volte annunciati, ad esempio sul Patto per il Molise (tranne qualche intervento), sono inspiegabilmente fermi. Eppure la messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture viarie rappresentano per il Molise una priorità. Abbiamo più volte sostenuto e ribadiamo la necessità di interventi organici che abbiano una visione prospettica di quale sia il modello di sviluppo futuro di questa terra. Un piano di sviluppo in grado di utilizzare a pieno le cospicue risorse esistenti che rischiamo di perdere, per costruire economia strutturata e di filiera sul territorio. La fuga dei giovani dal Molise e lo spopolamento principalmente delle aree interne non dipendono certo dalla presenza di immigrati come qualcuno strumentalmente dice per interessi di bottega, ma da una visione miope avuta in passato dalla classe dirigente italiana e molisana che occorre obbligatoriamente cambiare. In questa ottica, CGIL, CISL e UIL, hanno sottoposto all’attenzione della nuova Giunta regionale le proprie osservazioni di merito con l’auspicio che avvenga quel famoso cambio di passo nel metodo e nel merito del lavoro da farsi non più rinviabile”.
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