Dopo una prima edizione con l’affermazione nazionale dell’evento, Rocciamorgia si è riproposta con nuove e importanti ambizioni nella seconda edizione. Ieri 3 agosto è stato presentato dal direttore artistico Antonio Seibusi – presso il Cortile dell’Episcopio Vescovile a Trivento – il cartellone degli eventi. L’attenzione è stata poi focalizzata sulla prima conferenza in programma che ha sviscerato uno dei temi scelti della quattro giorni. “Aree interne e Sviluppo” è stata così la tematica che ha dato modo ai presenti e ai relatori di porre l’accento sulla necessità di mantenere alta l’attenzione politica e sociale delle aree interne. Con l’aiuto di Giovanni Mancinone, in veste di moderatore, è emerso quanto la politica debba partire da un’articolazione territoriale molto più dettagliata di quella incentrata sinora nella politica di Coesione europea e nazionale, che ha come criterio definitorio l’accessibilità ai principali servizi di base e, sulla base di questo, identifica le profonde differenze che esistono all’interno sia delle regioni ricche che di quelle povere tra territori centrali e territori periferici in termini di scarso e/o problematico accesso a tali servizi. Una situazione che provoca ricadute sui processi di sviluppo economico e sulle eventuali politiche di rilancio. L’attenzione, quindi, al concetto di perifericità non è nuova così come ricordato da Micaela Fanelli: “non esiste solo il tema delle città, la priorità della nostra agenda politica è e deve essere l’area interna. È però importante fare pressione sull’Unione europea, che sta già programmando il prossimo settennio ed è spostata su azioni oggettivamente lontane dalla nostra realtà. C’è il dovere, quindi, di continuare a portare avanti una battaglia per indirizzare le strategie da interventi straordinari a ordinari”. L’intervento della consigliera regionale ha posto, inoltre, l’attenzione sulla Costituzione “perché per un vero equilibro territoriale è importante che l’articolo 117 assuma una sfumatura di area interna”. Parole vicine alla Fanelli anche quelle di Davide Marino, del Centro Arla UniMol. “Gli strumenti per apportare una strategia efficace ci sono e non possono che venire dal basso, dai territori. La necessità è, inoltre, evitare di essere lenti in tutte quelle attività burocratiche e capire come formare i giovani, fulcro del cambiamento, per non incorrere in dispersione di capitale umano. Le Aree Interne hanno bisogno di programmazione per poi mettere a sistema tutti quei meccanismi che vanno, poi, a generare benefici territoriali e soprattutto sociali. La sfida è quindi ridare alle persone la possibilità di avere a disposizione gli strumenti giusti per generare movimento costruttivo”. E’, inoltre, intervenuto telefonicamente il Presidente della Regione Molise, Donato Toma, che ha garantito la volontà del governo regionale di finanziare le aree interne e procedere con la stesura nei prossimi mesi di bandi. Interessante l’intervento – telefonico – dello scrittore Franco Arminio che ha ricordato la necessità di essere sempre in viaggio e di cogliere tutte le sfumature e bellezze che le aree interne regalano e di valorizzarle. Una testimonianza dell’impegno sociale e turistico fatto per rilanciare le aree interne del Molise è stato offerto da Giovanni Germano, curatore e ideatore di Cammina Molise che ha lanciato un monito ai giovani molisani chiedendo di “non lasciare questa terra e di imparare a conoscerla in tutti i suoi 136 Comuni. Perché questo è l’unico modo per riuscire a invertire rotta e riconsegnare ai giovani quello che è andato perso nel corso degli anni spesso per una cattiva gestione politica”. La mattinata è poi proseguita con il suggestivo intervento musicale dei Damadakà e l’inaugurazione della mostra “Niente di nuovo sul fronte orientale”, una raccolta di fotografie dell’Afghanistan, Iran e Pakistan dell’artista Graziano Marini e della nota mostra del giornalista Enzo Luongo “In Prima Pagina – Il Molise raccontato dai giornali”. Con una passeggiata naturalistica, parlando di geologia e di fossili, è continuata la prima giornata di ‘Rocciamorgia’. Ai piedi della morgia di Pietravalle, a Salcito, Nicola Petrella ha tenuto una lezione, che lui stesso ha definire una chiacchierata, sugli aspetti della geologia e la formazione dei fossili e delle rocce. La lezione, che ha attirato l’attenzione di un nutrito numero di persone, è stata fatta attraverso delle animazioni con le quali il relatore ha illustrato la nascita della morgia e dove è possibile vedere, oggi a distanza di decenni, dei fossili marini, lì dove una volta c’era il mare. A conclusione della passeggiata, che ha condotto il gruppo di visitatori ai piedi della grande roccia che i più conoscono come morgia dei briganti, si è inscenata ‘La disperazione dell’Uomo solo’, un monologo dall’Aiace di Sofocle, interpretato dall’attore romano, originario di Trivento, Gianni De Lellis, artista con una carriera alle spalle lunga mezzo secolo. È stata la morgia con le sue rientranze a fare da palcoscenico all’attore che ha concretizzato così un suo desiderio: interpretare il monologo di Sofocle, proprio in quel luogo. “È un posto magico – ha dichiarato, – ho sempre pensato di fare questo monologo dell’Aiace qui, sono rimasto incantato”. Inoltre ha tenuto a sottolineare che una manifestazione come ‘Rocciamorgia’ è molto importante “perché il Molise è ancora affamato di cultura e deve crescere, perché la gente non è ancora abituata e piano piano bisogna dargli queste cose e farli innamorare”. Ad accompagnare l’attore nel monologo alcuni componenti del gruppo di musica popolare ‘Damadakà’ che, attraverso strumenti come il flauto, il tamburo, la chitarra e il corno, hanno fatto da cornice all’interpretazione dell’opera di Sofocle. I Damadakà per il secondo anno consecutivo partecipano a ‘Rocciamorgia’ testimoniando l’importanza di un festival dedicato al paesaggio e alla riscoperta dei valori dell’intera regione come è il Molise. Il gruppo musicale, che nasce agli inizi degli anni ‘90 fa ricerca sul campo raccogliendo canti e balli della tradizione, promuovendo proprio ‘la musica della tradizione’ e lo fa attraverso il recupero di una memoria musicale del sud Italia, con strumenti della tradizione e canti polivocali. Il loro concerto, infatti, ‘Viaggio al Sud’, che si è tenuto nel borgo di Salcito, ha racchiuso tutte le manifestazioni coreutiche e musicali del Mezzogiorno. Un altro momento musicale si è tenuto con il concerto del gruppo ‘Sinfonia Mediterranea’ che si ispira al Mediterraneo, un luogo dove oggi si consumano tragedie e storie drammatiche che si intrecciano con le suggestioni di calda bellezza antica delle sue terre e dei suoi mari. L’obiettivo del gruppo, che nasce nel 2016, è quello di fondere musiche diverse tra loro, unite dal filo conduttore della melodia mediterranea, riconosciuta come identità condivisa, con un’impronta jazz. Attraverso le loro note i musicisti infatti fanno sentire ‘sapori’ latini che si percepiscono in particolar modo nell’intreccio delle percussioni. I brani, tutti originali sono influenzati dalle molteplici anime musicali del bacino del Mediterraneo, in un percorso multiforme e trasversale che affonda le radici nell’improvvisazione.
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