A Isernia (San Lazzaro) si sono radunate varie scuole molisane di Judo, al fine di consentire ai ragazzi di confrontarsi con altre realtà associative e permettere l’individuazione di un gruppo che possa eventualmente rappresentare il Molise nelle gare nazionali. Hanno partecipato all’incontro del 21 ottobre scorso: ASD BUSHIDO di Campobasso (maestro Baranello), ASD NUOVO JUDO di Montenero (maestro Gatti), ASD JUDO SANNIO di Civitanova del Sannio (maestro Rossi), CENTRO SOCIALE GINNICO di Vasto (maestro Vastola) e UNIVERSAL GYM CENTER di Isernia (maestro Tramontano). Il tutto presieduto dal maestro Antonio Pica (VI dan) – Responsabile CSEN Regione Molise e Direttore Tecnico del Settore Agonistico di Judo – con la collaborazione di Pamela Maddaloni, Presidente CSEN Campobasso. Si è trattato di un allenamento collegiale, basato sul perfezionamento dell’aspetto tecnico e l’educazione al reciproco rispetto. I ragazzi hanno avuto modo di mettere in pratica ciascuno la propria preparazione tecnica ma non senza aver prima compreso il perché degli esercizi e delle tecniche stesse. Ogni singolo judoka – in quanto essere umano – viene educato a chiedersi non il “come” bensì il perché delle proprie azioni, in modo da essere spinto di volta in volta ad andare oltre la mera apparenza delle cose e coglierne il senso più profondo. Alla luce di ciò, le competizioni vengono vissute come un momento di confronto e di allenamento al combattimento reale – nel senso che la pressione pricologica acquista una valenza diversa da quella dell’allenamento svolto in palestra e l’errore non è permesso – e al tempo stesso mirano ad “allenare” al reciproco rispetto. L’attività agonistica diviene una ricchezza personale di cui servirsi di fronte alle difficoltà e agli imprevisti, con la consapevolezza ed il controllo di se stessi e delle proprie emozioni. Il judo abbraccia tutte queste cose: non si limita ad essere una semplice attività sportiva ma diventa una vera e propria scuola di pensiero, un modo sano e corretto di condurre la propria vita, nel rispetto di sé e degli altri. Quanto esposto finora può riassumersi nell’antica leggenda giapponese secondo la quale – in un giorno d’inverno – un samurai si soffermò ad osservare la neve che si accumulava sui rami degli alberi. Molti rami finivano con lo spezzarsi sotto il peso della neve, cadendo a terra. Il salice piangente, invece, man mano che aumentava il peso sui suoi rami, li fletteva verso il basso, finché la neve cadeva a terra ed essi ritornavano nella loro posizione originaria. Il samurai, allora, si mise a studiare un’arte marziale che, come il salice piangente, seguisse la via della cedevolezza, si basasse non sulla violenza ma prendesse vantaggio dalla violenza dell’attaccante, per portarlo fuori equilibrio e renderlo inoffensivo.
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