I bambini sono in apparenza fragili eppure così forti, possiedono risorse che gli adulti non sognano neppure. “I fanciulli trovano tutto nel nulla, gli uomini il nulla nel tutto”, scriveva Giacomo Leopardi riassumendo alla perfezione il costante stupore con cui i bambini si affacciano alla vita. Il 20 novembre 1989 veniva approvata all’unanimità dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la Convenzione sui diritti dell’infanzia, esattamente 30 anni dopo l’approvazione della Dichiarazione sui diritti del fanciullo, che risale al 20 novembre del 1959. La Convenzione, strumento di promozione e di protezione dei diritti dell’infanzia, ha introdotto per la prima volta l’idea del bambino come soggetto di diritti, invece che mero oggetto di tutela e protezione; ha presentato concetti nuovi come il rispetto dell’identità del bambino, della sua privacy, dignità e libera espressione; ha ripreso, ampliandoli e specificandoli, i principi stabiliti dalla Dichiarazione. Ma l’importanza maggiore della Convenzione è stata quella di essere il primo trattato universale e multilaterale che ha stabilito diritti internazionalmente riconosciuti al bambino, vincolando gli Stati a rispettarli concretamente. “In occasione di questa giornata, mi piace ricordare – afferma il Presidente del Consiglio Micone – un passaggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia che esorta “l’umanità a dare al fanciullo il meglio di se stessa”. Assumere le priorità dei bambini significa adottare una lente sostenibile per la lettura della realtà e porsi come obiettivo la qualità dell’ambiente, delle scuole e dei servizi alla famiglia. I bambini sono dei veri e propri “indicatori di sostenibilità”: devono e dovranno essere i nostri cittadini “privilegiati”, perché l’attenzione verso di loro è il misuratore della qualità di vita che stiamo costruendo per tutti. Ritengo che ogni anno, per onorare degnamente questa giornata, dovremmo proporci questa semplice ma impegnativa domanda: la nostra società riesce a dare il meglio di se stessa ai propri bambini? Domanda che dobbiamo porci sia con la nostra coscienza di uomini – di padri e di madri – sia con il nostro impegno di cittadini e di Istituzioni. Di cittadini, che si preoccupano del futuro delle nuove generazioni. Di cittadini del mondo, che pensano alle condizioni dell’infanzia nei Paesi in cui vengono calpestati e violati i diritti più elementari dei piccoli. Da un lato, assistiamo al lodevole impegno delle Istituzioni e della società civile, del lavoro essenziale e capillare dei Garanti per dare una tutela sempre più compiuta ai più giovani. Sono nati in questi anni organismi e associazioni che si dedicano ai problemi dell’infanzia e dell’adolescenza in una pluralità di iniziative che vanno dall’assistenza diretta alla prevenzione degli abusi, nonché alla denuncia di situazioni di degrado e di abbandono. Dall’altro lato, constatiamo che le pratiche dello sfruttamento e del maltrattamento, la povertà, la violenza contro i minori continuano a essere ampiamente diffuse nel mondo. Una particolare problematica che va affrontata – ha sottolineato Micone – è quella in riferimento ai profili educativi, ossia l’insieme di messaggi che ricevono i più giovani da internet e mass media. Non dobbiamo tener conto solo dell’aspetto del controllo e del divieto, ma anche quello della promozione di modelli virtuosi. Oltre a dire no ai messaggi negativi, bisogna anche dire sì ai messaggi giusti ed educativi. Solo un Paese che garantisce la tutela dell’infanzia è capace di garantire il futuro dei propri cittadini. Quindi, tutti insieme abbiamo l’obbligo morale, sociale e politico di predisporre politiche di tutela e di intervento e di conformare ogni nostra azione quotidiana ai principi fondamentali della Convenzione e delle leggi in materia, raccogliendo le sfide attuali, abbracciando il linguaggio universale dei diritti all’infanzia e dell’adolescenza e traducendo esse sul piano dell’effettività”.
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