Le malattie dell’apparato gastrointestinale e in particolare i tumori del colon retto hanno un impatto molto rilevante dal punto di vista epidemiologico, clinico e sociale. Le terapia, medica e chirurgica, ha fatto progressi permettendo di ottenere risultati che fino a non molto tempo fa sembravano irraggiungibili. Questi alcuni dei temi affrontati nel corso del convegno che si è svolto in settimana presso il Convento dei Frati Cappuccini a Campobasso. Dopo l’indirizzo di saluto di Padre Rocco Timbano hanno relazionato sull’argomento il dottor Fabio ROTONDI, Direttore dell’U.O.C. di Chirurgia Generale ed Oncologia, e la professoressa Giuseppina SALLUSTIO, Direttore del Dipartimento Servizi. C’è stata grande partecipazione all’incontro, la sala conferenze “Sacro Cuore” non è riuscita a contenere tutte le persone intervenute. Questo evento rientra negli appuntamenti formativi e informativi organizzati sul territorio con l’obiettivo di promuovere una “cultura della salute, illuminata dai valori cristiani”, seguendo la linea tracciata dal fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Padre Agostino Gemelli, che volle la Facoltà di Medicina e Chirurgia con l’obiettivo principale di formare “professionisti in grado di vedere nel malato un fratello da aiutare”. Una iniziativa che vede coinvolte le Parrocchie delle Diocesi molisane (e non solo), che diventano protagoniste di un vero e proprio progetto di educazione alla salute che possa anche aiutare ad orientarsi meglio nella scelta dei servizi sanitari. L’argomento di questo incontro ha riscontrato molto interesse tra il pubblico, numerosissime le domande. Per ragioni di tempo non si è riusciti a rispondere a tutte le domande, verrà promosso un nuovo incontro.
Il tumore del colon retto: diagnosi e cura Il tipo di intervento per il cancro del colon retto dipende dalla localizzazione del tumore, dalle sue dimensioni e dalla sua distanza dall’ano. Per ridurre la massa tumorale, e quindi il rischio di colostomia permanente, può essere opportuno sottoporre il paziente ad un trattamento radio-chemioterapico pre-operatorio. E’ possibile utilizzare la chirurgia mini-invasiva laparoscopica, meno aggressiva e più precisa per eseguire un intervento radicale. Questa tecnica nella regione del retto rende l’intervento più semplice, grazie ad una visione in tre dimensioni ad alta definizione e ai movimenti articolati degli strumenti, fornendo al paziente tutti i vantaggi della mininvasività: meno dolore, ricovero più breve, meno perdite ematiche durante l’intervento, insomma complessivamente meno complicanze. In presenza di un cancro colon rettale la procedura più utilizzata prevede la rimozione completa del retto e del tessuto adiposo che lo circonda, in cui sono localizzati i linfonodi anche dopo un eventuale trattamento radio-chemioterapico. Tra le diverse tecniche radiodiagnostiche utilizzate per la diagnosti e cura di questa patologia, particolare attenzione merita, oltre alla colonscopia tradizionale, la colonscopia virtuale che si avvale delle immagini acquisite mediante TAC di ultima generazione che vengono poi elaborate dal computer allo scopo di fornire un’analisi dettagliata dell’intera superficie interna del colon, senza dover introdurre un colonscopio. L’esame può essere particolarmente vantaggioso per le persone anziane e per coloro che per qualsiasi motivo sono impossibilitate a sottoporsi alla colonscopia. La colonscopia virtuale, se eseguita da radiologi esperti, ha una elevata sensibilità nell’individuazione dei polipi e dei tumori, nel caso di individuazione di un tumore del colon, consente una stadiazione immediata della malattia mediante l’analisi di tutte le strutture esterne all’intestino (linfonodi, fegato). Infine, è la tecnica più efficace nel completamento d’indagine nei casi in cui lo studio del colon, con gli strumenti diagnostici tradizionali sia impedita da un restringimento (stenosi) non valicabile. Alla Fondazione “Giovanni Paolo II” operano medici esperti nella diagnosi e nel trattamento del cancro colonrettale, oltre che con competenze specifiche su forme ereditarie di questa malattia. Come tutti i programmi oncologici, anche quello del “cancro colorettale” è tipicamente multidisciplinare e si basa sull’integrazione clinico-professionale di gastroenterologi, chirurgi e oncologi medici, sulla qualità dei servizi diagnostici di Anatomia Patologica e Radiologia, nonché sulla disponibilità di radiologi interventisti e radioterapisti. La finalità complessiva di questo approccio è fornire ai pazienti le migliori opportunità di prevenzione, diagnosi e cura. I medici della Cattolica sono ben consapevoli dell’ansia che può generare il timore di avere un cancro e, ancor più, delle difficoltà di convivere con una diagnosi accertata di tumore; per questo ai pazienti viene garantita una comunicazione rigorosa e trasparente, la condivisione dei percorsi diagnostico-terapeutici e, se necessario, un supporto psicoterapeutico.