La Consigliera di Parità della Provincia di Campobasso Giuditta Lembo lancia una provocazione alle tante donne che si vogliono impegnare in politica o che lo sono e che tengono celata la loro aspirazione alle cariche al vertice, invitandole ad autocandidarsi facendo più gioco di squadra e non ad accontentarsi di essere candidate solo perché ci sono leggi dello Stato che ne impongono la presenza ma non ne garantiscono la elezione! Allora forse è il momento di osare di più piuttosto che lamentare pregiudizi culturali nei confronti del genere maschile verso una candidatura a sindaco, a Presidente di Regione o altro ruolo al vertice. Ho l’impressione – prosegue la Lembo – che alcune volte si usi questa motivazione come alibi per tutelarsi dal timore di una sconfitta o di un isolamento politico! Del resto è vero, qualche nome di candidatura femminile “ai vertici” è stato fatto, ma come spesso accade in politica, quando sono troppo premature si dice che sono bruciate! Quindi solo di facciata? Chissà! Una cosa è certa: è necessario uscire dalla mentalità vittimista e accusatoria nei confronti del maschio leader perché questo non può che portare ad una ulteriore auto-esclusione dai tavoli importanti. Puntare continuamente il dito sugli altri è più semplice che impegnarsi per ottenere ciò che si vuole e tradurre le battaglie in azioni concrete. Le battaglie, se necessarie per rivendicare una uguaglianza sostanziale, se dichiarate vanno combattute. Se poi si vincono bene, se si perdono si analizza la sconfitta e non ci si arrende. Le donne, costituendo all’incirca il 50% della popolazione di ogni paese, non possono essere considerate come uno dei tanti gruppi minoritari di cui si compone una società e di conseguenza le istituzioni rappresentative dovrebbero essere composte in egual misura da donne e uomini. La scarsa presenza femminile nelle istituzioni politiche di ogni paese e di ogni livello di governo si traduce inevitabilmente in una sottorappresentanza di quelli che sono i bisogni percepiti come femminili, tra l’altro, una democrazia può dirsi realmente funzionante solo se offre ai cittadini di entrambi i generi le stesse opportunità non solo di votare, ma anche di essere eletti. Comunque – prosegue Giuditta Lembo – nonostante l’odierna diffusione delle quote di genere, non va comunque dimenticato che la loro adozione è spesso causa di vivaci controversie all’interno della società in quanto, accanto a quanti sono favorevoli all’introduzione dello strumento, vi è chi, pur riconoscendo la problematicità della sottorappresentanza femminile, non vede nelle quote lo strumento ideale per superarla. In effetti, non tutte le donne sono favorevoli, e nemmeno tutte le femministe; inoltre anche le opinioni degli uomini sull’argomento sono decisamente variegate. Le quote di genere inoltre non sono l’unica strategia possibile per aumentare la presenza femminile in politica così come non è nemmeno detto che la pura e semplice introduzione di un sistema di quote conduca in modo automatico a un incremento di tale presenza. In effetti il successo delle quote dipende da numerosi fattori tra cui: il sistema elettorale vigente, l’esistenza o meno di regole circa il posizionamento in lista dei candidati, il tipo di quota applicata, il tipo di sanzione prevista per l’eventuale mancato rispetto e la presenza o meno di un movimento femminile forte e organizzato. Tuttavia, le quote, se adeguatamente disegnate e implementate e se supportate attivamente da movimenti femminili, rappresentano ad oggi la misura più efficace per aumentare la rappresentanza femminile nelle istituzioni politiche. Una curiosità: da uno studio recente si evince che anche laddove non sono stati previsti strumenti normativi finalizzati a riequilibrare la rappresentanza in funzione del genere e le decisioni rimangono nella discrezionalità delle forze politiche, sembra verificarsi negli ultimi anni una tendenza verso alcuni miglioramenti in termini di presenza femminile. Tuttavia, ad esempio, la carica di sindaco, ovvero la più decisiva per il livello di governo comunale e quella di Presidente di Regione continuano ad essere ricoperte quasi esclusivamente da uomini, a dimostrazione del fatto che le donne in tale ambito continuano a scontrarsi con il cosiddetto glass ceiling( soffitto di cristallo). Quindi- conclude la Lembo – se da un lato bisogna riconoscere che il nostro paese sembra finalmente essersi messo nella giusta direzione lungo il percorso che conduce alla parità di genere in politica, dall’altro occorre che le donne si strutturino meglio in un intelligente gioco di squadra che accelleri questo percorso. Si tratta tuttavia di una strada disseminata di ostacoli e resistenze, che di conseguenza richiede costanti sforzi ed un impegno realmente condiviso per non perdere di vista quello che è l’obbiettivo finale, ossia la creazione di una società autenticamente democratica che offra ai cittadini di entrambi i generi il medesimo spazio nell’arena politica.
Elezioni comunali, Giuditta Lembo “Le donne devono avere più coraggio e preferire l’autocanditatura”
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