La filosofia è ovunque, anche nei gesti quotidiani più semplici, nella scelta di uno spazzolino da denti, di un cibo o di una vacanza. Ne è convinta Simonetta Tassinari, professoressa e scrittrice molisana, capace di tradurre e argomentare questa tesi e, se si vuole, concezione di vita nel suo ultimo lavoro, “Il filosofo che c’è in te” edito da Feltrinelli. Un viaggio nella filosofia interattivo ed ironico che mette al centro il lettore, pronto a confrontarsi con il suo ego in ogni capitolo. Le citazioni dei filosofi fanno da cornice a questo volume e le schede di autovalutazione che l’autrice propone ai lettori conferiscono dinamicità alla lettura tanto da far scoprire che la filosofia non è poi uno scoglio così grande. Un saggio non solo per chi già conosce questa materia, ma anche per chi non ne ha mai avuto la fortuna di avvicinarsi. Una lettura pronta a coinvolgere tutti, come spiegato alla numerosa platea composta di persone di tutte le età durante la presentazione del libro nell’aula magna del Liceo Scientifico “Romita” di Campobasso. Vincitrice di premi letterari nazionali (“Premio Pungitopo”, “Premio narrativa inedita”, Premio “Il Borgo Italiano”) sin dai suoi primi libri, Simonetta Tassinari è oggi tra le scrittrici molisane più in voga. Nata a Cattolica, oggi vive in un piccolo paese molisano, immersa nella natura, quest’ultima fonte ispiratrice per i suoi romanzi. Noi l’abbiamo incontrata per conoscerla meglio e conoscere meglio le sue opere.
Ogni suo romanzo sembra faccia emergere una parte di sé. È realmente così?
Premetto che mi sento romagnola-molisana ed infatti l’ambientazione dei miei romanzi viene fatta in entrambi i luoghi. Ad esempio “Che fine ha fatto Susi Bomb?”, Giunti, 2008, viene ambientato in Molise mentre “La casa di tutte le guerre”, Corbaccio, 2015, in Romagna. Porto sempre una piccola parte di me in quello che scrivo, difatti nei miei tre romanzi il nome di tutte le protagoniste iniziano con la lettera “S”. La stessa lettera con il quale inizia il mio nome. La mano che scrive tiene insieme tante cose e cerca di dare sfogo alla fantasia lasciando una parte di me in ognuno di essi.
Sette sono i premi ricevuti con “La casa di tutte le guerre” anche il premio letterario “Il Borgo Italiano” che tiene conto di romanzi ambientati in piccoli paesi esaltandone la loro bellezza quotidiana. E’ riuscita perfettamente in questo ma emergono differenze tra il borgo romagnolo nel quale viene ambientato questo romanzo e i borghi molisani?
Io sono particolarmente fortunata perché ho due province nel cuore, quella romagnola che rispecchia la mia infanzia e adolescenza, quella molisana nella quale abito. La realtà di un paese è importante. Il paese è una forma di vita associata che io considero la migliore. Se da una parte ci sono gli svantaggi come quello della curiosità, facilmente superabile; dall’altra ci sono i vantaggi della comunità, quello stare insieme e contare sugli altri che in una città vengono meno. Per questo motivo sono molto legata sia al mio paese di origine che in quello in cui oggi vivo.
Lei insegna Storia e Filosofia al Liceo Scientifico Romita di Campobasso, quanto il contatto quotidiano con i ragazzi influenza il suo scrivere?
Passo più della metà della mia giornata con gli adolescenti. Alcuni atteggiamenti mi vengono criticati in casa perché inevitabilmente mi viene spontaneo riprodurli, ma la cosa bella è che stare a contatto con loro mi fa stare a contatto con quello che sta nascendo. Quando si è a scuola si è informati di tutto: dalle mode ai modi di dire. Trovo una enorme differenza tra i ragazzi di oggi e quelli di cinque anni fa. Questo star loro dietro implica a sviluppare continuamente il processo della mia mente per stargli dietro. Posso dire che vivere con loro così tanto tempo mi fa sentire nell’“onda”. Nei miei libri mi rivolgo anche a loro dato che sono la mia ispirazione. Quando ho scritto “La sorella di Schopenhauer è una escort” avevo in mente loro, quei visi che quotidianamente incontro. Anche dopo la fine del liceo, ne resto legata tanto che li sento, li vedo. Stare in contatto con loro ed è una bella sensazione.
Nel suo ultimo libro “Il filosofo che c’è in te” sostiene che è difficile essere genitore, quanto lo è essere insegnante?
Nel mondo in cui viviamo diviene difficile far tutto data la forte competizione. Il mondo è un caos nel quale noi cerchiamo di dare un ordine mentale. È difficile ma nello stesso tempo molto stimolante. Gli alunni cambiano di cinque anni in cinque anni e la sfida più grande è proprio quella di adattarsi alle loro esigenze e ai loro modi di essere. È una sfida. In fondo la vita è questo.
Quando scrive qual è il messaggio che vuole lasciare?
Ho scritto sia saggi che romanzi ma emerge una costante. Quando scrivo vorrei che i lettori acquistino una consapevolezza di se stessi. La nostra preziosità è la nostra personalità. Su questo ho scritto un capitolo sul mio ultimo libro “Il filosofo che c’è in te” perché secondo me davvero siamo unici, ognuno di noi ospita uno strumento così importante che è la ragione oltre al cuore e sentimenti. Vorrei che chi legge pensasse di sé. Questa è la mia speranza.
Manuela Cardarelli