“Pezzo di m…, mo ti acchiappo ti apro come una scatola di tonno… ti faccio ricordare il primo dell’anno… non ti preoccupare fra mezz’ora sto sotto casa tua… figlio di p…“. I toni minacciosi ed estorsivi con cui Michele D.B. si rivolge a un presunto consumatore di stupefacenti del posto da cui il 24enne campobassano avanzerebbe un credito di qualche centinaio di euro costituivano, secondo gli inquirenti, un modus operandi del giovane per creare un clima di terrore nel “suo” territorio. Questa e un’altra serie di minacce saranno solo il preludio alla brutale aggressione in Villa Flora, a Campobasso, dove il writer noto anche col nome di “Pensa” – che ha dato il nome all’operazione congiunta di Carabinieri e Polizia di Stato che ha portato ieri mattina al suo arresto e a quello di altre cinque persone, – ha picchiato la sua vittima ai primi di gennaio, colpendola più volte al volto e premendo con forza la portiera dell’auto contro la sua gamba. “Più non risponde e più lo faccio male“, aveva detto alla madre prima dell’incontro. “Quando sto senza soldi ammazzo pure una vecchia per 20 euro…”
L’inclinazione alla violenza e la “mania” delle rapine
Metodi che a tratti sembra trovino ispirazione in clan della malavita organizzata, con violenza e minacce a fare da contorno agli affari illeciti e alle condotte criminose contestate dalla Procura e consistenti principalmente in spaccio di stupefacenti, furti e rapine. Come rilevato da una intercettazione ambientale, in una conversazione con Andrea M.,18enne campobassano, anche lui finito in carcere, Michele propone all’amico: “vogliamo cominciare a fare le rapine assai?“. La complicità dell’altro sarebbe evidente nel corso del colloquio, al punto che ad un certo punto Andrea afferma: “Andiamo da questo dai… andiamogli dietro e diciamo… fai subito… però li ralliamo pure… lo voglio rallare a quello…” E’ la sera della rapina nell’appartamento di una donna di origini ucraine nel centro storico di Campobasso, dove i due – accompagnati da altri due indagati, rimasti in auto, il 20enne A.C. finito ai domiciliari e una ragazza di 22 anni – irrompono forzando la porta d’ingresso, picchiando subito dopo l’inquilina di casa e portando via soldi, borse e un tablet. La stessa donna, si scoprirà, sarebbe stata già vittima di un episodio simile nel 2016, da parte di “Pensa” e di un altro soggetto non ancora identificato, non denunciato dalla stessa per timore di ritorsioni. Andrea M. tenterà successivamente di alleggerire la sua posizione presentadosi in Caserma e raccontando una versione della rapina non ritenuta credibile, in diversi punti, dagli inquirenti. Quelle delle rapine diventa una sorta di ossessione per il principale indagato di questa inchiesta. Non solo tenendo conto degli episodi passati, fra cui si considera anche quella di cui si sarebbe reso protagonista, insieme ad un complice, l’estate scorsa ai danni di un giovane campobassano, picchiato e derubato di un rolex – poi rivelatosi falso – mentre si trovava in auto in compagnia di una ragazza, ma anche di ciò che, parlando con altre persone, il 24enne avrebbe intenzione di fare. In altre intercettazioni manifesterebbe l’intenzione di rapinare persino uno dei suoi fornitori – D.F. di Lucera, ai domiciliari – per prendersi la droga e tenersi i soldi. Oppure procurarsi una pistola utile a portare meglio a compimento i suoi scopi e come bersaglio farebbe riferimento addirittura ad un poliziotto.
I proventi dello spaccio nascosti sotto una scala di casa e l’idea di reinvestirli.
L’attività di spaccio contestata a una parte degli indagati, fra cui i due finiti in carcere, sarebbe documentata con appostamenti, intercettazioni e sequestri di piccoli quantitativi di stupefacente, trovato addosso ai consumatori subito dopo l’acquisto, da parte degli inquirenti, che hanno rilevato come la preparazione e il confezionamento avvenissero perlopiù all’interno dell’abitazione di Michele D.B. e le cessioni presso la medesima abitazione o in maniera itinerante sul territorio. Lo stesso 24enne avrebbe accumulato una somma di 90mila – finita sotto sequestro – di cui il giovane farebbe riferimento in una conversazione col padre, affermando di averla nascosta sotto una scala. L’idea sarebbe quella di nascondere i soldi provvisoriamente in una parete, facendo un buco nel muro, prima di valutare un eventuale reinvestimento in un’attività commerciale.
Martedì gli interrogatori.
Intanto sono stati fissati i primi interrogatori di garanzia. Martedì mattina saranno ascoltati dal gip Teresina Pepe Michele D.B. e Andrea M. all’interno della casa circondariale di via Cavour e A.C. all’interno del vicino Palazzo di Giustizia, mentre gli altri tre indagati, confinati ai domiciliari a Lucera, saranno interrogati per rogatoria da altro giudice presso il Tribunale pugliese.