In occasione della “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera”, istituita con legge del 23 novembre 2012, n. 222, in coincidenza con l’anniversario della proclamazione del Regno d’Italia avvenuta a Torino il 17 marzo del 1861, il Presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone ha dichiarato:
“Il 17 marzo del 1961, dopo secoli di divisioni, di sottomissioni, di invasioni, di contrasti territoriali, l’Italia tornava ad essere uno stato nazionale unitario. Tappa importante e fondamentale di un percorso di costituzione unitaria del popolo italiano in una realtà statale e territoriale iniziato con il Risorgimento molti decenni prima e che ufficialmente gli storici fanno concludere, sul piano della definizione dei confini geografici, con il primo conflitto mondiale, ricordato per questo anche come l’ultima guerra di indipendenza. Forse però quel percorso viene da molto più lontano, dai primi tentativi di coalizione dei popoli italici, quindi dall’impero romano, passando dallo sgretolamento di quest’ultimo, per poi giungere ai comuni, quindi alle signorie fino alle guerre di indipendenza dell’800. Un percorso che segue le varie fasi storiche, ma che in realtà non si conclude mai, perché una realtà unitaria nazionale si rigenera quotidianamente con la promozione e la riaffermazione dei valori su cui si fonda. Quei valori del Risorgimento, in parte assorbiti nel Regno d’Italia e che trovarono poi maggiore compimento e rafforzamento con i principi democratici della Repubblica Italiana. Che l’Italia fosse sempre un work in progress sia nei primi anni di vita del nuovo stato unitario ne era persuaso il famoso statista Massimo D’Azeglio che rilevava come “s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gli italiani”, ma lo ribadiva oltre un secolo dopo anche un Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che faceva notare che “l’Italia è sempre stato un Paese “incompiuto”: il Risorgimento incompleto, la Vittoria mutilata, la Resistenza tradita, la Costituzione inattuata, la democrazia incompiuta. Il paradigma culturale dell’imperfezione genetica lega con un filo forte la storia dello sviluppo politico dell’Italia unita”. Tali affermazioni, forse anche un po’ amare, ci dimostrano però che il “cantiere” Italia e la “fabbrica” degli italiani sono sempre aperti. Pertanto i percorsi culturali, politici, civili, sociali e democratici vanno seguiti, ribaditi, rafforzati in ogni appuntamento che la storia pone innanzi a quel “bel Paese” che Johann Wolfgang Goethe definiva la “terra dei limoni in fiore, dove le arance d’oro splendono tra le foglie scure, dal cielo azzurro spira un mite vento, quieto sta il mirto e l’alloro è eccelso”. Del resto la stessa legge istitutiva della “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera”, la n. 222 del 2012, impegna le istituzioni, e particolarmente quelle culturali, scolastiche e civili, a “rafforzare e consolidare l’identità nazionale”, quale valore basilare per la costruzione di un futuro collettivo proporzionato alle giuste aspettative di ogni italiano, da affermarsi in un contesto europeo e globale. La stessa legge 222/12 affida un ruolo specifico in tal senso proprio alle Regioni; impegno che come Consiglio regionale oggi confermiamo e ribadiamo. Dobbiamo allora riaffermare la volontà di stringerci a “coorte”, come dice l’inno di Mameli, diversi nelle opinioni e nei punti di vista, ma uniti nel perseguire i valori di libertà, di giustizia, di solidarietà, di sussidiarietà e di tolleranza che come popolo in questi 159 anni ci siamo solennemente dati scrivendoli anche nella Costituzione della Repubblica. Marciamo dunque uniti nell’affrontare le tante sfide che ci sono poste innanzi, a cominciare da quella della protezione e salvaguardia dell’ambiente, del territorio, oltre che del patrimonio storico, archeologico e artistico della Penisola. Poniamoci tutti e ciascuno un impegno, come ha recentemente ricordato il Presidente Mattarella, nell’affrontare le sfide dei cambiamenti climatici. Sentiamoci tutti parte di un solo corpo territoriale nazionale nel discutere e nell’attuare riforme sul regionalismo differenziato che, nell’esaltare le positività operative di alcuni territori, non può e non deve mortificarne altri. Cerchiamo un comune passo nel contrastare la crisi economica in atto da anni, al fine di fare in modo che nessuno resti indietro e che tutti possiamo, invece, fare un passo in avanti per uscire fuori da questo tunnel che da troppo tempo ci opprime. Cerchiamo unità di intenti nel perseguire unitariamente l’interesse nazionale che non può che essere il frutto dell’affermazione dei tanti legittimi interessi di ciascuna della 20 regioni d’Italia. Proviamo tutti insieme, abitanti delle aree sovrappopolate e di quelle a rischio desertificazione demografica, a capire che il sistema regge se ciascuno vede assicurati in ogni angolo del Paese, anche quello più sperduto, il diritto a vivere con dignità nel luogo in cui si è nati o ci si è stabiliti. Appendiamo dunque oggi alle nostre finestre e balconi il Tricolore ricordando a noi stessi e al mondo che nonostante i tanti problemi, ogni mattina, per ogni italiano, l’’Italia si “desta” e svolge con fierezza e capacità il suo ruolo nella storia di questo pianeta e nella evoluzione di una civiltà che possa dirsi a ragione avanzata”.