“La notizia è di dominio pubblico. Il dibattito è su tutti i giornali per merito delle iniziative del consigliere regionale Antonio Tedeschi per cui siamo sempre sul pubblico a chiedere alcune informazioni e formulare osservazioni. Stiamo chiedendo lumi sulla macchina mangia smog”. Sono le preoccupazioni dell’associazione “Mamme per la salute e l’ambiente” di Venafro e dell’ISDE Molise in merito alla nuova proposta per combattere l’inquinamento nella Piana di Venafro. “A tutti noi è giunta spontanea la prima domanda: qual è il nome del prototipo, come si chiama la ditta che lo ha costruito? Un milione di euro avrà anche un nome altisonante? Una seconda e conseguente domanda è invece legata alla sperimentazione del suddetto macchinario. Perché una volta ideato costruito e battezzato avrà anche superato la fase di collaudo e di verifica delle caratteristiche tecniche e avrà anche un certificato di efficacia, una relazione delle prove effettuate e della descrizione del metodo e chi le ha effettuate; avrà superato gli esami del caso? Una terza informazione utile per poter finalmente, e in modalità concorde con cittadini e associazioni, dare un giudizio positivo all’acquisto di una strumentazione importante e costosa, una terza informazione da sapere immediatamente, perciò non meno importante delle prime, è chi ha compiuto le analisi tecnico scientifiche che hanno validato lo strumento e se esiste un conflitto di interessi della società terza e se ha firmato un certificato di assenza di conflitti. Va da sé che le tre informazioni necessarie per poter aprire un’iniziale riflessione sulla proposta di Tedeschi sono le prime ed elementari richieste che ogni cittadino e ogni comitato si sta ponendo in questo momento, restando in attesa di sapere. Diversamente ci appare quantomeno bizzarro combattere l’inquinamento atmosferico da polveri sottili prodotte attraverso un processo di combustione, con un macchinario che probabilmente si aziona grazie ad una fonte energetica fossile. A meno che non si muova ad energia solare? Questa è una curiosità, una osservazione che qualcuno farebbe bene a sciogliere subito prima che diventi, per esempio, una barzelletta: della serie risolviamo il problema degli incendi spontanei degli ulivi nel parco attraverso la programmazione degli incendi degli ulivi del parco. Infine vorremmo sapere a che distanza opera e potrebbe migliorare la qualità dell’aria respirabile in un ambiente outdoor come la piana di Venafro? Non basterebbe forse una piccola brezza di vento per disperdere “l’aria pulita” appena creata? E, se utilizza filtri meccanici o ad acqua o sistemi misti fisico–chimico-meccanico, poi lo smaltimento e i residui delle sostanze imprigionate – particolato, benzene, idrocarburi, metalli – dove e come verranno poste in sicurezza? A nome poi dei contribuenti, a nome di tutti gli interessati, chiederemmo una prova, se non già documentata, da effettuarsi sul campo a totale carico del fornitore per dimostrare l’entità della rimozione degli inquinanti istallando il sistema di depurazione in un sito particolarmente problematico. Superato il test sul campo il fornitore dovrebbe segnalare anche i costi di gestione: personale, energia, parti di consumo, parti di ricambio, manutenzione preventiva e di emergenza, formazione del personale. Sono domande e osservazioni banali, semplici, che però è necessario porsi subito forse ancor prima di cominciare perché è proprio da una mancanza, a volte, di riflessioni di tal senso che oggi ci ritroviamo su un pianeta che appare gravemente malato. Mai, mai che venga in mente a chi amministra e dovrebbe avere a cuore la “res publica” impiegare l’equivalente della somma ipotizzata invece che per comprare l’ennesima macchina, per rimboschire con essenze e alberi locali una area quantomeno equivalente alla somma delle aziende inquinanti site sulla piana. Direbbe una mia amica: chi se ne fotte! In sintesi”. L’associazione “Mamme per la salute e l’ambiente” di Venafro e L’ISDE Molise chiedono ai proponenti dell’acquisto di una macchina non meglio denominata per ridurre l’inquinamento nella piana di Venafro alcune delucidazioni.
– Il nome del prototipo e la ditta che lo ha costruito;
– Le caratteristiche tecniche e la relazione delle prove effettuate con la descrizione del metodo usato;
– Il nominativo della società che ha effettuato le prove e il certificato di assenza di conflitto di interesse;
– Che tipologia di energia utilizza per poter funzionare;
– Che volume di aria riesce a depurare in outdoor, che tipologia di filtri usa;
– I costi di gestione ( personale, energia, parti di consumo, parti di ricambio, manutenzione preventiva e di emergenza, formazione del personale;
“Infine – concludono – chiediamo una prova su sito individuato nella città di Venafro a carico della società e non a spese dell’amministrazione pubblica, se non già effettuato”.