L’Italia coi suoi 5,6 milioni di migranti sparsi per il Mondo, a cui si aggiungono 70 milioni di oriundi, è un Paese che per storia, cultura millenaria e umanesimo, dovrebbe adoperarsi quotidianamente per agevolare la vita di chi nel tempo è stato costretto a costruirsi una prospettiva di vita lontano dalla terra natale. “Le apprensioni di queste settimane che assillano i 670mila cittadini italiani residenti in Gran Bretagna e, in particolare, quella metà che non è in regola con le norme sulla cittadinanza britannica, dovrebbero indurci a prestare maggiore attenzione al tema dell’immigrazione”, commenta Michele Petraroia, ex consigliere regionale e componente dell’associazione Padre Giuseppe Tedeschi. “Se a questa vicenda sommiamo la drammatica situazione dei 2 milioni di oriundi italiani in Venezuela, per i quali non si è assunto alcun provvedimento degno di nota, e aggiungiamo la crisi argentina e l’affermarsi di forze eversive nel Nord-Europa, sempre meno tolleranti verso i nostri immigrati, di vecchia o nuova emigrazione, ne consegue l’obbligo per l’Italia di mutare il proprio approccio alla questione, a meno che non intenda lasciare privi di qualsiasi tutela i nostri connazionali sparsi per il Mondo. E’ antistorico l’arroccamento delle nostre classi dirigenti su posizioni di ostilità preconcetta verso i profughi ed i rifugiati, fino a considerare un effetto collaterale la morte nel Mediterraneo di migliaia di ragazzi, madri e bambini. Riportare i migranti nei lager libici è una vergogna di cui l’Italia non riuscirà mai a liberarsi al cospetto delle nuove generazioni. Abbattere il modello di accoglienza umanitaria incardinata sugli SPRAR, con progetti triennali diffusi per piccoli numeri, in una miriade di comuni è stato un tragico errore. Aver umiliato, ingiustamente, per come ha sentenziato la Corte di Cassazione Mimmo Lucano, che si era limitato ad aiutare umanamente delle persone in difficoltà, è stato un atto di inaudita gravità. Consegnare centinaia di migliaia di profughi alla clandestinità, al lavoro nero e all’economia sommersa equivale a metterli nelle mani di estorsori, usurai, bande criminali e delle mafie che imperversano indisturbate in un’Italia che dà la caccia al nero e si dimentica i 150 miliardi di fatturato annuo di camorra, ‘ndrangheta e varie famiglie mafiose. Non approvare lo IUS SOLI negando la cittadinanza a 800mila bambini e ragazzi nati e cresciuti in Italia è un atto di crudeltà, se si pensa che agli inizi del Novecento (110 anni fa) quando nasceva un bambino da nostri emigranti in Argentina gli veniva automaticamente concessa la cittadinanza argentina in base allo IUS SOLI. Questi temi sono stati al centro di un seminario internazionale di LIBERA contro le Mafie a Matera, il 29 e 30 marzo scorso, concluso dal Cardinale Peter Turkson e Don Luigi Ciotti. E questi temi saranno trattati più sommessamente il 7 aprile a Jelsi, il paese natale di Josè Tedeschi, il migrante molisano che accoglieva i profughi boliviani, paraguayani e peruviani nella baraccopoli alla periferia di Buenos Aires, insegnandogli a scrivere, curandoli, promuovendo cooperative e aiutandoli a inserirsi e integrarsi nella società. La sfida, come ci ammonisce Don Ciotti, è quella di riuscire a RESTARE UMANI e a non consegnarci alle barbarie”.
(In basso una locandina con i recapiti che potrebbero interessare le migliaia di abruzzesi e molisani, giovani professionisti appena arrivati a Londra o anziani pensionati che non hanno mai preso il passaporto del Regno Unito, “con l’auspicio che possa essere di aiuto per chi vive allo sbando in attesa di una definizione sulla BREXIT, che appare sempre più nebulosa“, le parole di Petraroia).