Ore 12.30. Il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta si trova questa mattina in Molise, precisamente a Rocchetta a Volturno, per visitare il Museo Internazionale delle Guerre Mondiali e prendere parte al convegno storico-militare “Monte Marrone 1944”. Un evento che ha ottenuto il patrocinio, fra gli altri, del Senato della Repubblica come tributo ai 75 anni della rinascita dell’Esercito Italiano. Il Ministro ha incontrato le autorità civili e militari e i rappresentanti delle associazioni locali prima della visita. “Monte Marrone è stato un territorio importante per la Resistenza e fra i punti di partenza della rinascita del Paese”, ha detto. L’esponente del Governo è sposata con un campobassano. “Il Molise è composto di molte aree interne che conservano memoria e caratteristiche che vanno preservate e abbiamo il dovere di aiutarle per il loro rilancio”. Durante l’intervento nell’ambito del convegno ha sottolineato come “ricordare gli effetti della guerra sulla vita di intere generazioni sia fondamentale per noi, per noi politici soprattutto, che abbiamo la responsabilità di non ripetere nel presente gli errori del passato. Ricordo a me stessa, in ogni momento, che la pace non è mai scontata e non va data mai per acquisita, va mantenuta e promossa con le nostre scelte responsabili di ogni giorno. La memoria, quindi, è un dovere che sento profondamente, non solo come rappresentante del Governo ma come cittadina innanzitutto. Ai combattenti di Monte Marrone, a tutti i caduti, a tutti gli italiani che dopo l’armistizio dell’8 settembre spesero la propria vita per restituire all’Italia l’onore e la dignità che sembravano perduti, oggi diciamo a gran voce: grazie. Un grazie sentito per i doni preziosi della libertà, della democrazia e della giustizia che ci hanno lasciato in eredità. Libertà e la democrazia vanno sempre sostenute, perché la storia insegna che nulla è scontato. Onore, coraggio, pace sono gli stessi ideali che accomunano tutti i militari che, oggi come allora, sono al servizio del Paese per garantire i bisogni primari di libertà e di sicurezza sebbene in un mondo molto più complesso. Oggi sono cambiati gli scenari geopolitici, è cambiato il modo di fare la guerra, sono cambiate le minacce, il centro di gravità si è spostato verso la popolazione civile, che ora più che mai ha bisogno di tutela durante i conflitti armati. A volte – ancora il Ministro della Difesa – pensiamo ai conflitti degli altri come cause dei nostri problemi. Pensiamo alla Libia perché magari domani arrivano più immigrati, ma non sappiamo qual è la situazione in Libia in questo momento. Questi eventi sono importanti perché ci fanno riflettere sulle vereresponsabilità e non solo sulle ricadute di alcune conflitti. Oggi i nostri militari sono impegnati in 134 missioni e ce ne sono un po’ anche in Libia. Missioni internazionali in 24 differenti Paesi, non solo per la nostra sicurezza ma per tutti quei popoli che ancora oggi, nelle aree più disparate del mondo, lottano contro violenza, discriminazione e sopraffazione. È questa la nostra sfida per dimostrarci degni di quello che i combattenti della resistenza e della guerra di liberazione ci hanno consegnato. Dobbiamo contribuire a costruire un mondo migliore, inclusivo e giusto, perché i conflitti non nascono per motivi militari, nascono come conflitti sociali, nascono come povertà, nascono come ingiustizie ed è lì – ha concluso – che bisogna lavorare”.
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