Via Nobile, Campobasso. Una signora dopo essere passata davanti al Palazzo di Giustizia sta per attraversare la strada per continuare a camminare lungo via Elena ma deve fermarsi di scatto a bordo strada perché sta sopraggiungendo un’auto. Il movimento è leggermente brusco, la donna poggia il peso su una delle due gambe per frenare il suo corpo ma il piede lungo la mini rampa disposta all’altezza delle strisce pedonali scivola e lei finisce in un attimo schiena a terra. E’ successo ancora. I passanti nelle immediate vicinanze si apprestano in tutta fretta ad aiutare la sfortunata a rialzarsi, sincerandosi delle sue condizioni. Alcuni non sono manco sorpresi, qualcuno persino commenta a distanza: “Eccone un’altra”. La signora sta bene, se l’è cavata forse con un livido e reagisce all’episodio con una piccola risata, più per l’imbarazzo che per il piccolo dolore che sta provando per via della caduta. Alcuni testimoni che orbitano intorno ai negozi e agli uffici pubblici della zona giurano di averne viste almeno tre di persone finire a terra quella mattina (l’episodio si riferisce al weekend appena trascorso, ma è praticamente una prassi). La rampa maledetta di via Nobile, lato tribunale, miete continuamente “vittime” di diverse età ma la fascia principale a rischio e che ha fatto registrare il maggior numero di casi è sicuramente quella degli anziani, che per ovvie ragioni hanno tendenzialemente un equilibrio più precario. Con note conseguenze. In alcuni casi, infatti, è stato necessario l’intervento di un’ambulanza del 118 in quanto un pedone, scivolando, aveva battuto la testa. Pertanto, al di là del buffo capitombolo che può far sghignazzare qualche osservatore occasionale, c’è poco da ridere. Che si tratti di una coincidenza pochi ci credono perché nessun’altra rampa della città è nota per tali episodi. E’ evidente che la superficie abbia perso da tempo la sua caratteristica antisdrucciolevole che, garantendo il passaggio delle carrozzine per salire e scendere dal marciapiedi, evita proprio ai pedoni l’effetto ghiaccio. E’ ora, quindi, che il Comune ci metta mano… o piede, se si preferisce.