Un sitt-in organizzato dalla CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) davanti agli Assessorati all’Agricoltura regionali di tutte le regioni d’Italia ha lanciato un problema che tanti denunciano da anni, quello dei troppi danni che i cinghiali causano nelle campagne. Anche in Molise gli Imprenditori Agricoli puntano l’attenzione a quella che è diventata la vera emergenza: l’alta concentrazione di ungulati sul territorio regionale che causa oltre ai danni agli agricoltori dal valore di centinaia di euro anche incidenti stradali, diffusione di malattie, alterazioni eco-sistemiche e disequilibri tra specie, con il rischio di estinzione di animali caratteristici del nostro territorio. Oggi questo non è ben tutelato, pertanto la CIA ha presentato, a tutti i capogruppo del Parlamento, le proposte di modifica all’attuale L. 157/92 che dopo ventisette anni dalla sua approvazione, è diventata obsoleta e carente per affrontare i problemi attuali. “La presenza massiccia di ungulati su tutto il territorio regionale – dichiara il direttore regionale della Cia Molise , Donato Campolieti – è diventata una problematica non più procrastinabile. La legge 157 è stata istituita per salvaguardare la fauna in via di estinzione e per rafforzare le aree di riserva, prevedendo anche il risarcimento del danno alle imprese agricole. Oggi – prosegue il dirigente della Cia Molise – il danno è diventato il problema prioritario, ma ci sono da affrontare anche il tema della gestione della fauna selvatica e quello dell’esubero degli ungulati. Con la mobilitazione di venerdì 17 maggio -conclude Campolieti – chiediamo ai governi nazionale e regionale di raccogliere le istanze del mondo agricolo, in particolare del Mezzogiorno, sfiancato anche dalla crisi economica”. L’articolato della Cia- Agricoltori italiani, prevede al primo punto la sostituzione del concetto di “protezione” con quello di “gestione”, ovvero ricercare la densità ottimane delle singole specie, in equilibrio tra loro e compatibili con le caratteristiche ambientali, sociali ed economiche del territorio, con particolare riguardo alle attività agricole; la ricostruzione del “Comitato tecnico faunistico venatorio” presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri data la complessità delle materie e infine si richiede la distinzione delle attività di gestione della fauna selvatica da quella dell’attività venatoria in quanto – così come rubricato nella pdl di modifica – il controllo della fauna selvatica non può essere delegata all’attività venatoria. Alcuni punti di forza della ridefinizione della Legge 157 del 1992 riguardano la necessità di rafforzare l’autotutela degli agricoltori, il risarcimento integrale del danno, la tracciabilità della filiera venatoria. Si tratta, dunque, di una proposta di modifica della norma esistente che tiene conto delle profonde trasformazioni ambientali e sociali che si sono verificate negli ultimi decenni. La Regione Molise, resa edotta della richiesta dalla modifica della legge in oggetto, fa il punto della situazione puntando il dito sulla perimetrazione di oasi e zone protette perché è lì che gli animali selvatici si riparano per non essere vittime di cacciatori, riproducendosi ed ampliando la specie. “Negli ultimi quindici anni non sono stati introdotti cinghiali. Se qualcuno è a conoscenza del fatto ed ha le prove, può procedere alla denuncia penale. La Regione Molise si costituirà parte civile – sostiene Nicola Cavaliere, assessore regionale all’Ambiente, Caccia e Pesca, – Non è concepibile sottrarre soldi ad altre attività per risarcire danni da cinghiale”. La Regione Molise, nello scorso febbraio, inoltre, ha introdotto il regolamento che introduca la caccia di selezione, aperta straordinariamente nei mesi primaverili perché, si pensi, possa ovviare al problema dei danni abbattendo l’ungulato anche in un periodo diverso rispetto a quello ordinario.
Manu.Card.