Il popolo larinese e tutta la comunità diocesana hanno rinnovato con fede, devozione e preghiera l’affidamento a San Pardo. La pioggia ha condizionato i festeggiamenti e, in particolare, la processione nel centro storico del 26 maggio – solennità del protettore – che ricorda l’arrivo delle spoglie mortali nella città frentana nell’anno 842. Per questo, dopo la benedizione del Vescovo, Gianfranco De Luca, si è svolta una processione ridotta e più breve con il busto argenteo di San Pardo accompagnato da alcuni carri nella zona della Cattedrale. Il corteo sotto la pioggia è stato preceduto dalla celebrazione eucaristica presieduta da mons. De Luca e concelebrata con i sacerdoti della città e del territorio alla presenza delle massime autorità civili e militari. La messa è stata animata dal coro polifonico “Don Luigi Marcangione” diretto dal maestro, Giovanni Petrone. I rintocchi della campana di San Pardo hanno accompagnato i vari momenti cui hanno preso parte larinesi rientrati da ogni parte d’Italia e dall’estero, turisti e visitatori. Domani, 27 maggio – salvo maltempo, – terzo giorno di festa: alle 10.30 la processione dei 125 carri trainati dagli animali e ricoperti da migliaia di fiori di carta realizzati a mano verso la chiesa di San Primiano. Alle 16 ritorno dei carri e rientro dell’immagine. Al termine celebrazione eucaristica. Nell’omelia di domenica 26 maggio il Vescovo, Gianfranco De Luca, ha indicato in tre passaggi la “consegna” per la vita personale e comunitaria che San Pardo fa al popolo larinese e a tutta la Diocesi in occasione di una festa che rappresenta un momento di sintesi, lode e verifica per una risposta più piena alla vocazione e alla chiamata che il Signore ha rivolto a tutti e di cui è primo sostenitore:
– la centralità della domenica come giorno del Signore: “Grazie alla celebrazione eucaristica siamo chiamati a osservare ogni cosa con lo sguardo di Dio per riunificare la nostra esistenza personale e sociale. La frammentazione della nostra vita e la contrapposizione della vita sociale sono, infatti, frutto dell’assenza di Dio e di uno sguardo unitario. Questo aspetto è fondamentale e non si può pensare di considerarlo una volta l’anno quando cade la festa patronale ma va colto sempre, vivendo questa devozione in modo vero e profondo e celebrando ogni domenica il giorno del Signore per entrare sempre più in sintonia con lo sguardo di Dio proiettandolo su se stessi e in ogni relazione”;
– il primato della Parola nella nostra vita: “Per entrare dentro questo sguardo bisogna ascoltare e seguire la sua Parola; Gesù ce lo dice nel Vangelo perché quando si osserva la Sua parola lui e il Padre verranno ad abitare nel nostro cuore. Non a caso San Pardo è santo perché ha osservato la Parola e si è reso luogo dove Dio ha abitato e ha anche condiviso la sua vita di cristiano realizzato con segni e testimonianza per tutti. Nessun giorno, allora, deve passare senza l’ascolto della Parola di Dio altrimenti la devozione non è tale ma fa solo parte delle devozioni che riempiono la vita ma non la trasformano”;
– la pace interiore e nelle relazioni “che nasce come conseguenza della celebrazione della domenica come giorno del Signore, dall’assumere lo sguardo di Dio nella nostra vita e dall’ascolto attivo della Parola. Se si pensa che in questa festa così bella e partecipata tutti si salutano e si dimenticano delle inimicizie non bisogna certo riprenderle dal giorno successivo perché, a questo punto, non avremmo fatto spazio alla Parola di Dio e al suo sguardo in cui ognuno è suo figlio e siamo fratelli gli uni con gli altri. Solo questa fraternità vissuta e coniugata rende vera non solo per tre giorni ma anche per gli altri 362 giorni la nostra devozione a San Pardo”.