Un cingolo di carro armato e un paracadute, uniti nel ricordo e nell’omaggio ad Alessandro Di Lisio, a dieci anni dalla sua tragica morte in Afghanistan, vittima dell’esplosione di una bomba che non ha lasciato scampo al parà campobassano, all’epoca 25enne. Papà Nunzio e mamma Dora osservano il monumento appena scoperto dagli uomini della Folgore, la Brigata Paracadutisti di cui faceva parte il loro figlio, nella piazza intitolata questa mattina col suo nome, fra via Petrella e piazza della Vittoria. Lei non riesce a trattenere le lacrime, i suoi occhi scorrono sull’acciaio color giallo oro e nero, sulla fascia tricolore posata sulla corona d’alloro, sulla dedica fatta il 14 luglio del 2009 a Ganjabad, in Afghanistan, dove il giovane parà era in missione di pace, il giorno successivo a quel tragico attentato e riproposta sul monumento: “Ai tanti che sono stati qui. A quelli che hanno dato molto. Ad Alessandro che ha dato tutto“. Ma le immagini che rivivono i genitori sono anche quelle della terribile notizia ricevuta dieci anni fa, i drammatici momenti e giorni successivi, la vita e il volto di Alessandro se fosse sopravvissuto a quell’esplosione. Tante, troppo volte lo avranno immaginato e forse oggi non ne hanno manco più la forza. Il piccolo riscatto ottenuto con la dedica della piazza, grazie al costante impegno dei compagni di Alessandro della Folgore, è passato per lungaggini burocratiche. Oltre a loro, alla cerimonia erano presenti autorità civili e militari, associazioni e alcuni cittadini. “Alessandro è nostro fratello e nostra guida”, ha affermato nel suo discorso il Colonnello Antonio D’Agostino, Comandante dell’8° Reggimento Genio Guastatori Paracadutisti “Folgore”. “Con questa intitolazione vogliamo trasmettere l’abbraccio di Campobasso ai genitori di Alessandro”, le parole del sindaco Roberto Gravina. “La città onora vostro figlio e onora voi”. Dopo il grido “Folgore” da parte degli uomini in divisa mimetica, si è passati alla scoperta della targa e poi del monumento, un cingolo che faceva parte di un carro armato Dardo in dotazione ai bersaglieri e il paracadute simbolo dei paracadutisti, le due brigate che componevano la base avanzata a Farah nel 2009. Il monumento è stato portato in Italia nel 2015 e restaurato. Oggi ha trovato la sua giusta collocazione, così che anche le giovani generazioni potranno conoscere e rendere omaggio al giovane eroe.