Una bellissima ed emozionante avventura. Questa la sintesi della trasferta veronese del “Majje Dde le Defenze” di Lucito, ospite per tre giornate al Festival Tocatì di Verona. Il 13, il 14 e il 15 settembre tra le vie del centro storico della città, “il pagliaio” adorno di “fronn, sciur e jerv” ha portato colore, vivacità e suoni che hanno letteralmente affascinato i tanti turisti e le persone del posto giunte in cento per assistere ai vari spettacoli organizzati nell’ambito del Tocatì, Festival Internazionale dei giochi antichi di strada, giunto quest’anno alla 17esima edizione. Il gruppo di maggiaioli lucitesi, guidati dal maestro Antonio Marasca, è riuscito ad emozionare le piazze veronesi con l’autenticità delle musiche e la spontaneità dei testi che hanno molto colpito il pubblico. Come da tradizione il pagliaio, vivo grazie alla presenza del giovane Valentino che ha reso umano un semplice cono di paglia e fiori, ha raccolto intorno a sé un vero e proprio corteo di curiosi.
Toccanti le reazioni dei più piccoli, a bocca aperta ad ammirare questo misterioso pagliaio animato: qualche bimbo lo ha addirittura abbracciato, come fosse un amico bisognoso di tenerezza. L’emozione nelle voci dei cantori e tra i tanti lucitesi accorsi dai dintorni per rivivere il rito del maggio era palese. Qualche lacrima è scesa giù tra una strofa e un balletto, i suoni della zampogna, del tamburello, della ciaramella, della scupina, dell’organetto e del bufù hanno reso ancora più carica l’atmosfera di festa tra le vie di Verona. Momenti indimenticabili per tutti coloro che hanno preso parte alla manifestazione. Altrettanto toccante l’esibizione sul palco di Piazzale San Giorno del sabato sera. La tensione iniziale dei maggiaioli, per la prima volta su un palco di una manifestazione così importante, era palpabile, ma sono bastate poche note per ripristinare il clima di festa del pomeriggio.
Tutti con gli abiti tradizionali, i cantori hanno riproposto in un allegro concertino le canzoni tipiche della tradizione lucitese e molisana. Particolarmente apprezzata la classica serenata “Friccicarella”, ancora in uso a Lucito e che lo sposo dedica alla sposa qualche giorno prima del matrimonio. A fare da padrone il “Maggio della Defenza”, raccontato nei tratti tipici di questo rito che rivive ogni 1 maggio a Lucito, attraverso le pittoresche strofe del canto che descrivono il contesto agro-pastorale dal quale trae origine, ma anche la quotidianità semplice e gioviale dei lucitesi. La partecipazione al Festival Tocatì ha davvero reso orgogliosi i “maggiaioli”, anche perché sono stati i soli a rappresentare il Molise in questa circostanza, importante e molto impegnativa anche dal punto di vista organizzativo. Di questo va dato merito all’associazione Altair, al presidente Fabio D’Attilio e ai soci che per mesi hanno lavorato alla buona riuscita della manifestazione.
E dall’Altair un grande grazie va a Achille Porfirio, Massimiliano D’Alessandro e Simone Cretella che, seppur non lucitesi di origine, sono diventati a tutti gli effetti maggiaioli doc, essendosi spesi con passione e grande coinvolgimento. Grazie ancora a, da parte dell’associazione, a Nicholas Ianniruberto, Daniele Marasca, Mario Minicucci, Valerio Ruscitto, Giovanni De Marinis, Aldo Pizzuto, Camilla Di Mario, Elisabetta Loffreda, Valentino Ciccarella, Antonio Marasca, Massimo Ferrone, Franco Ferrone, Pinuccia Merenda, Antonello Minicucci, Fabio Pizzuto, Emanuela Marasca, Nicolino Marasca e Mario Ventresca per aver supportato il gruppo con la logistica. Un ringraziamento particolare allo sponsor che ha fornito le magliette indossate dal gruppo nella fase di allestimento del pagliaio. Grazie anche a Giuseppina De Marinis, mamma del gruppo che ha assistito tutti con cura e pazienza. Parafrasando una delle tante canzoni popolari che hanno animato le giornate del Tocatì “se le formiche si mettono insieme possono spostare un elefante”. Lo spirito del gruppo e la volontà di fare bene, per Lucito e per il Molise, sono stati davvero il motore di questo Majje Dde le Defenze versione settembrina e veronese, che nonostante il cambio di location e di stagione, non ha perso la sua autenticità di festa popolare e della tradizione contadina molisana.