Al bando case comunali per giovani coppie pubblicato dal Comune di Campobasso hanno risposto solo in quattro e tre domande non sono ammissibili perché non sono rispettati tutti i requisiti richiesti. E’ quanto evidenziato dall’assessore alle Politiche Sociali, Luca Praitano, intervenendo a Torino in occasione all’assemblea nazionale della Rete Iter e poi al successivo dibattito dal titolo: “Ridurre le differenze. Giovani, cittadinanza, partecipazione” che si sono tenuti nel weekend. Si è trattato di un momento di confronto nazionale su temi sociali legati soprattutto al mondo giovanile, durante il quale amministratori provenienti da tutta Italia hanno portato il proprio contributo in termini di esperienza e di riflessione. “Nemmeno un mese fa, ho avuto il piacere e la fortuna di assistere ad una lezione di Alessandro Martelli, professore di Politiche sociali all’Università di Bologna, il quale evidenziava quanto poco si spende in Italia sul sociale ma, soprattutto, che per i giovani non si spende nulla – ha dichiarato a Torino Praitano. – In quella occasione sono state mostrate alcune evidenze statistiche in cui si ribadiva il drammatico aumento dei giovani in stato di povertà assoluta. Non mi avventuro nel tentare di spiegarne le ragioni, ma mi accodo alla schiera di persone che costatano quotidianamente, frequentando gli sportelli dei servizi, l’orizzonte sfumato tra gli adulti e i giovani.” L’assessore Praitano, per spiegare meglio questo concetto, ha preso ad esempio cosa è accaduto proprio a Campobasso in occasione di un bando. “Lo scorso aprile abbiamo indetto un bando per la locazione di case comunali destinate a giovani coppie. 18 piccole villette che, per caratteristiche, abbiamo pensato di offrire a nuclei familiari con parametro ISEE pari a € 15.000 che, unito ad altri aspetti del bando stesso, avrebbero concesso un’opportunità ai giovani della città. Hanno risposto solo 4 persone e 3 senza avere i requisiti. Dovremo rivedere il tutto, con la consapevolezza crescente che porre quale soglia massima 39 anni, volendo rivolgersi ai giovani, risulta sempre più un limite, per gli enormi problemi occupazionali che non consentono il passaggio all’indipendenza familiare, economica, abitativa, all’età adulta insomma, ammesso si possa dire che questi indicatori sono la linea di demarcazione tra giovani ed adulti.” Giovani sempre meno giovani che non riescono a trovare occupazione e stentano a trovare autonomia, questo uno dei problemi più sentiti e sviscerati anche nell’incontro di Torino. In questi giorni stiamo lavorando con gli uffici comunali per ultimare le schede per l’attivazione di tirocini formativi e borse lavoro ma è difficile per me riuscire a pensare a questi interventi slegati dall’idea che, alla fine, si tradurranno in semplici sussidi temporanei. Alle difficoltà del resto d’Italia, il nostro territorio deve sommare il costante spopolamento di tanti piccolissimi comuni che non lascia ben sperare per la ripresa dell’economia per il prossimo futuro, con tutto ciò che ne consegue. Uno dei fenomeni che vale la pena accennare a proposito della correlazione tra disagio economico e problemi sociali – di riflesso giovanili – è la crescita dei casi di istituzionalizzazione dei minori, la maggior parte delle volte dovuto, appunto, a situazioni di indigenza.” Ma Praitano a Torino ha voluto focalizzare l’attenzione anche su un altro fenomeno legato alle problematiche giovanili in forte aumento: “Su tutti, c’è un aspetto su cui desidero soffermarmi: sono in aumento tra i giovani i problemi psichiatrici. Questo dato mi ha fatto molto riflettere perché, al di là delle ripercussioni sul sistema sanitario che, sembra, non sia del tutto pronto a rispondere adeguatamente a questa nuova esigenza, esiste un malessere sempre più diffuso cui si dovrebbe in particolar modo volgere lo sguardo. Non ho la presunzione di dire quali possano essere le risposte ai nuovi bisogni dei giovani e leggo con molto interesse gli studi sociologici che ci disegnano sempre meglio il quadro di riferimento, però mi domando ogni giorno con maggiore insistenza quale sia il vero obiettivo per un amministratore pubblico. Se fosse il benessere della comunità, come penso che debba essere, nell’attesa di riforme importanti sui grandi temi nazionali che influenzano gli indici del divario generazionale, lavoro e pensioni su tutti, forse, nel frattempo, si dovrebbe puntare a generalizzare sempre meno pensando ai giovani, focalizzandoci addirittura sul livello individuale, sui bisogni reali di ogni singolo appartenente a questa parte della società.” Per Praitano le amministrazioni locali faranno bene a creare momenti di contatto e di collaborazione intergenerazionale perché queste risorse non vengano sprecate. Mentre non si dovranno dimenticare e abbandonare tutti quei ragazzi che rischiano di arenarsi verso l’isolamento in un’area grigia, lontana dalla comunità a cui appartengono, inutili a sé stessi prima che agli altri, perché la partecipazione alla vita sociale è forse il primo importante obiettivo cui puntare. “Facciamo cose con i giovani e non per i giovani, questo è il sentiero su cui ci siamo incamminati a Campobasso – ha detto in conclusione l’assessore, – consapevoli del grande ritardo nei confronti di città come Torino, ad esempio, ma anche fiduciosi di superare le tappe più velocemente scansando gli errori commessi e, quindi, già evidenziati da chi ci ha preceduto. E chissà, magari, un giorno in Italia viaggeremo insieme verso percorsi riconosciuti, condivisi e uguali per tutti.”
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