Il diritto all’informazione, seppur non espressamente menzionato nella carta costituzionale repubblicana, è strettamente legato alla libertà di manifestazione del pensiero, definita dall’articolo 21 della Costituzione italiana. Il diritto all’informazione è un diritto sociale relativamente recente, tant’è che, nell’ordinamento italiano, solo dal 1994 si ha una definizione data dalla giurisprudenza della Corte costituzionale della Repubblica Italiana, su cui peraltro tuttora si discute. La corte, con la sentenza n. 420 del 7 dicembre 1994, dichiarò infatti che è necessario “garantire il massimo di pluralismo esterno, al fine di soddisfare, attraverso una pluralità di voci concorrenti, il diritto del cittadino all’informazione”. La dottrina prevalente ha provveduto a distinguere due tipi di diritto all’informazione. Quello che interessa al costituente Comitato Regionale è il diritto del cittadino verso i titolari dei mezzi di comunicazione, un diritto a un’informazione imparziale da parte degli organi d’informazione che percepiscono sovvenzioni economiche pubbliche. Un comitato denominato: “OBIETTIVITA’ GIORNALISTICA – UN DOVERE REALE O UNA REALTA’ UTOPICA?”. Lo scopo del Comitato è perseguire il diritto all’informazione con “la libertà di coscienza e di opinione, la libertà di ricerca e insegnamento, il diritto allo studio, la libertà di creazione artistica, il diritto-dovere di partecipare alla vita politica e sociale”. A giorni si riuniranno il sempre battagliero Emilio Izzo, il Guerriero Sannita Giovanni Muccio e Nicola Lanza di Laboratorio Progressista, per valutare meglio gli indirizzi e la composizione del comitato, con un paio di figure professionali. “Una cosa è certa”, affermano. “I nostri interlocutori istituzionali saranno il Governo Regionale, il CORECOM e l’AGCOM, a difesa della pluralità delle idee”.
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