Era iniziato come un gioco, come quando da bambine si prendeno di nascosto i vestiti della mamma e li si indossa davanti ad uno specchio, magari scherzando con un’amica e immaginando di essere una signora. Quello specchio per Serena Verdone, 32 anni, campobassana, si è trasformato da qualche tempo in macchine fotografiche professionali e, all’occorrenza, in riflettori. Lei che dai riflettori si era sempre voluta tenere un pò alla larga. Lei, la ragazza acqua e sapone, trucco essenziale e anni passati su un’ambulanza ad aiutare ed assistere nella lotta fra la vita e la morte. Ha incontrato un mondo in perfetta linea con i suoi principi e le sue passioni. Uno stile in cui riconoscersi e una visibilità discreta, delicata, mantenuta entro i suoi confini, quasi in contrasto col bisogno di popolarità che spesso viene alimentato dai social, dove vita privata e vita pubblica si mescolano, talvolta inconsapevolmente, con l’opportunismo dell’apparenza. Serena, cosa fai nella vita?
“Sono una docente di igiene e faccio formazione agli operatori socio-sanitari. Per anni ho fatto volontariato sulle ambulanze. Praticamente da quando avevo 17 anni.”
Una bella esperienza.
“Molto formativa e che mi ha cresciuto tanto dal punto di vista umano. Credo che oltre alla sensibilità ci voglia un pò di predisposizione, perché si vedono e vivono situazioni toccanti. Può scuoterti da un punto di vista emotivo. Ed è importante una forte empatia col prossimo se vuoi aiutare gli altri.”
Quella esperienza ora è terminata?
“Ho lasciato dopo 10 anni per motivi sia familiari che professionali. Ho visto di tutto. Tante situazioni toccanti ma anche bellissime emozioni che mi hanno appagato“.
Poi è successo qualcosa che non ti aspettavi. Quando hai iniziato a ‘giocare’ a fare la fotomodella?
“Tutto é iniziato accompagnando un’amica ad una selezione di aspiranti fotomodelle e qui il destino é stato determinante facendo in modo che venissi notata dagli addetti al settore“.
Come è stato l’approccio?
“All’inizio ero emozionata, sentivo un pò di pressione, era una esperienza nuovissima per me. Non amavo stare sotto i riflettori. Ben presto però non solo mi sono sentita e mi hanno fatto sentire a mio agio, ma ho capito che questo nuovo impegno si allineava molto bene con la mia personalità. Ho trovato il mio mondo e mi sono immersa in uno stile che già mi piaceva e che amerei vestire tutti i giorni, nel quotidiano“.
Parliamo di…
“Abiti vintage, che vanno dagli anni Venti al secondo dopoguerra“.
Dove finiscono le tue foto?
“I servizi a cui prendo parte riguardano la moda.
Come funziona e con quale frequenza vieni contattata?
“Generalmente viene prima stabilito il tema del servizio, Ia location, ed effettuato lo styling si passa poi agli scatti. Di recente ho preso parte ad un servizio in un paese molisano con vestiti di moda negli anni Venti. La collaborazione con l’agenzia è continua. Nel corso dell’anno mi chiamano in maniera frequente.
Ti incroceremo presto in qualche location molisana?
“(ride) Difficile ma non improbabile”