“Il Molise non esiste”. All’inizio era solo un hashtag usato per scherzo. Si prendevano in giro le dimensioni ridotte della regione (è la seconda più piccola d’Italia dopo la Valle d’Aosta). Con il tempo, il gioco si è trasformato in qualcos’altro. Dal divertimento alla riflessione, si è iniziato a riflettere su questo modo di dire, soprattutto quando ci si è resi conto che molti italiani non conoscevano la collocazione geografica del Molise o rimanevano interdetti al sentir nominare “Campobasso”. Da quel momento sono nati articoli, libri, documentari in cui si cercava di capire perché questa regione fosse considerata inesistente. Come nella maggior parte delle situazioni, parte della responsabilità viene attribuita alla “parte lesa”. Quindi, se il Molise è considerato inesistente, non è per la scarsa conoscenza degli altri, ma perché non ha fatto abbastanza per essere ricordato. Poco conta il fatto che il comune di Ferrazzano abbia dato i natali ai bisnonni di Robert De Niro o che a Sepino sia presente l’area archeologica Altilia con resti romani della prima età imepriale (I secolo d. C.) veramente bella. Il Molise continua a sembrare una chimera per molti. Esistono posti meravigliosi in Molise. E la tradizione culinaria non delude di certo. Se non sono conosciuti non è colpa del luogo, ma di altro. Tra queste problematiche, rientra anche la grave crisi economica che affligge la regione e che sta progressivamente portando allo spopolamento di paesi e città. Secondo i dati Istat relativi al 2018, il Molise ha perso circa 2.400 abitanti rispetto all’anno precedente. Molti giovani, una volta diplomati, preferiscono trasferirsi e studiare in altri atenei, anche se la regione offre possibilità di scelta, tra cui anche l’università telematica, come l’Università Niccolò Cusano. Il motivo di questo esodo? Garantirsi un futuro lavorativo migliore di quello che si prospetta in una realtà in grave crisi economica. Le famiglie molisane subiscono la riduzione del PIL pro-capite e hanno a disposizione ben pochi servizi pubblici essenziali. Sono in crisi molte aziende e servizi. Il settore sanitario è stato mortificato da tagli, contenimento dei costi e chiusure. Il rischio è che a lungo andare il Molise possa perdere la sua autonomia regionale. I sindacati cercano di mobilitare forze politiche e popolazione a compiere azioni corali e decisive che permettano una riqualificazione di tutto il territorio soprattutto in termine di servizi e di opportunità. Ovviamente, l’aiuto delle istituzioni statali è fondamentale e decisivo. Fin quando non ci sarà tutto questo, il gioco sull’inesistenza del Molise potrebbe trasformarsi in una terribile premonizione. Altrettanto divertente e inquietante insieme è la constatazione che c’è un’altra cosa sconosciuta tanto quanto o forse di più del Molise. Si tratta del binario 20bis della stazione Roma Termini da cui parte proprio il treno per Campobasso. Un binario che si trova a circa 800 m dalla banchina principale e che sembra appartenere a una dimensione parallela. Proprio come il Molise nell’immaginario collettivo (piuttosto triste).
Giovani in fuga e poche nascite, il Molise perde 2mila abitanti l’anno. Le falle di una regione che rischia di scomparire
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