Un’opera di ingegneria, non un fuoco normale, quello che è stato innalzato il 18 gennaio a Pietrabbondante. Frutto della voglia di tornare ad essere protagonisti da parte di una grande comunità che nei secoli passati ha visto lo splendore politico, socio/culturale, artistico. Una comunità che da anni vede assottigliarsi il margine di relazione tra giovani e meno giovani, si attiva e determina il cambiamento. Nasce una Proloco fatta esclusivamente di giovani che apprezzano il valore dei meno giovani rendendoli partecipi del loro fare e rinasce la voglia di essere quel popolo sannita sempre lì, forte, battagliero, che della sconfitta non ne vuol mai sentir parlare. Un sannita che si erge fiero a salvaguardia del bel borgo altomolisano e che del fuoco sferza le sue lingue sino a farle diventare nuove stelle che nella notte buia e fredda riaccendono luci di speranza, di comunicatività attiva, luci che non affliggono ma aleggiano per essere ristoratrici come lo sono le panchine d’artista di cui tanto si è parlato e che tanta parte hanno fatto per dimostrare la gioia di vivere in un paese che tende a spopolarsi. Difficile spiegare cosa si prova nell’essere partecipi di questa splendida comunità. Pietrabbondante ti prende e ti lascia segni indelebili. Il fuoco imponente per una storia imponente mentre il sannita, di spalle al Palazzo di Città, lo guarda senza movenze disturbatrici e,si rigenera al suo cospetto. E’ li fermo, avvolto dalle fiamme altissime e con il suo coraggio di sempre aspetta che tutto torni decisamente ancor più bello. La benedizione da parte del parroco e l’accensione da parte del sindaco coadiuvato dal presidente della Proloco non fa presagire al bello, vista l’onta del denso fumo che oscura la piazza. Ma, come per magia, finalmente il fuoco. Un fuoco che grazie all’amministrazione comunale e alla Proloco riscalda gli animi, li rende felici.
Il sorriso e la soddisfazione è di chi al freddo aspettava da tanto un calore così avvolgente, decisamente segno di positività e di prosperità. Un fuoco che non distoglie dalle difficoltà, dal pericolo dello spopolamento ma che ristora e fa sperare sempre e comunque in un mondo decisamente migliore. Le mani dei volontari sono lì pronte a ristorare anche il corpo con il pranzo di Sant’Antonio. Si continua a riscaldare il grasso del maiale sino a che lo stesso, tagliato a pezzi, diventa, arricchito di aromi, il succulento piatto da degustare con salsiccia e un ottimo bicchiere di vino. Un conviviale che si ricorda e tramanda da secoli. Nulla è cambiato nelle menti e nel cuore della gente che senza la memoria scriverebbero la parola “fine”. La memoria di chi spera, come tanti, in un riscatto delle aree interne, un riscatto nei confronti di chi dei borghi non crede alla rinascita, un riscatto di chi della gente ha solo il ricordo di una valigia piena di oggetti e panni infilati alla rinfusa come ristoro del lungo viaggio che l’aspettava. Che il viaggio sia breve e che Pietrabbondante, come ogni piccola realtà molisana, non ricordi più la lontananza ma ricordi il fuoco che forgia, premia e non tradisce mai chi al suo cospetto prende solo il calore e cancelli con esso le voglie di disfattismo e di ipocrisia che sparsa nell’etere diffonde solo inimicizie e disgregazione. “Non si mini – afferma Maurizio Varriano dei Borghi d’Eccellenza – accoglienza, comunità e voglia di essere orgogliosamente legati da quella fune che ci contraddistingue nei secoli e ci etichetta come “cafoni”. Siamone orgogliosi e, al cospetto del Mondo, difendiamo identità ma soprattutto condivisione”.